Consigli e Spunti
19/4/2024

Castel Volturno, Fonte di Verità Cinematografica Per i Registi Italiani

Martina Esposito
Martina Esposito
Redazione Macondo
Martina Esposito
Martina Esposito
Redazione Macondo

Attraversare Castel Volturno è come essere catapultati in una realtà distopica dove gli abitanti sono scappati dopo una catastrofe, eppure, gli abitanti ci sono e sono molti. Vivono tra strade dissestate e palazzine fatiscenti, percorrono lunghi stradoni con ammassi di attività commerciali, alberghi dismessi e case occupate.

Nei suoi vicoli si nascondono i fasti di una località, che a partire dagli anni Settanta, è stata meta prediletta per le vacanze estive di molti napoletani ma che, lentamente, è diventata la base della malavita.

Un terreno fertile per costruzioni abusive e illegalità in ogni sua forma. Molto del suo luccicante passato è stato violentemente coperto da colate di cemento e cumuli di rifiuti, conseguenze devastanti anche per il ricco patrimonio ambientale.

La Brutalità del Reale: Castel Volturno come Fonte di Verità Cinematografica

Nulla di questo posto racconta di “bellezza”, perfezione e ordine. Nulla ti invita a restare, eppure le immagini di Castel Volturno riempiono gli occhi di verità. Nei quartieri si respira lo stato grezzo della realtà, quella parte della vita più cruda e senza censure: una linfa preziosa per chi è alla ricerca dell’essenza del mondo.

Non è un caso che i suoi lunghi viali, le fitte pinete e il litorale, abbiano fatto da scenografia ai registi che hanno scelto di raccontare questa terra desolata. Proprio qui, infatti, Edoardo De Angelis, Matteo Garrone, Guido Lombardi, Marco Risi, per citarne alcuni, hanno ambientato svariati dei loro film.

Casa degli Ultimi, Resistere tra Degrado e Fatiscenza

Ma cos’ha di tanto speciale questo posto?

Castel Volturno racchiude in sé il ritratto di un luogo che resiste.  Non è solo una questione di sopravvivenza materiale, ma di preservare un’identità e una dignità che vanno oltre le avversioni passate e presenti.

In un contesto fatto di degrado urbano e abbandono, gli “ultimi” di Castel Volturno resistono con determinazione, difendendo con dissacrante fierezza la propria umanità.

È proprio questo che interessa raccontare a chi sceglie Castel Volturno come set cinematografico, il volto e la speranza dei sopravvissuti, chi continua a vivere, nonostante tutto quel degrado intorno, e riesce a costruirsi nel caos un rettangolo di pace da chiamare casa.

Foto di Valeria Emanuele

Dove c’è Disperazione c’è Storia

Non si tratta di una mera location, set da cinema, è proprio da qui, da Castel Volturno che nascono le storie. Come nel caso de ‘’ Il vizio della speranza’’ pellicola scritta e diretta dal regista Edoardo De Angelis. Una storia che racconta la realtà nelle sue note più crude e disperate, ripercorrendo le vicende della giovane Maria, la cui vita è ingarbugliata nelle reti della prostituzione e della maternità surrogata.

Niente da inventare, De Angelis raccoglie i cocchi di vicende possibili e le ricostruisce per dar vita al suo film, girando le scene tra cumuli di immondizia, muovendo la troupe nei canali del fiume e le baracche abusive costruite dai pescatori del luogo.

Dai Diamanti non Nasce Niente dal Letame Nascono i Fior

Caste Volturno è un ambiente che ispira perché è reale nella sua spietatezza, chi lo abita conosce gli sforzi per emergere dal buio più profondo. Quando nasce un fiore in posti come questo, dove nulla luccica e le radici degli alberi si fanno spazio tra le macerie, la natura resiste più forte di qualunque altro luogo.

Attraversare Castel Volturno è come essere catapultati in una realtà distopica dove gli abitanti sono scappati dopo una catastrofe, eppure, gli abitanti ci sono e sono molti. Vivono tra strade dissestate e palazzine fatiscenti, percorrono lunghi stradoni con ammassi di attività commerciali, alberghi dismessi e case occupate.

Nei suoi vicoli si nascondono i fasti di una località, che a partire dagli anni Settanta, è stata meta prediletta per le vacanze estive di molti napoletani ma che, lentamente, è diventata la base della malavita.

Un terreno fertile per costruzioni abusive e illegalità in ogni sua forma. Molto del suo luccicante passato è stato violentemente coperto da colate di cemento e cumuli di rifiuti, conseguenze devastanti anche per il ricco patrimonio ambientale.

La Brutalità del Reale: Castel Volturno come Fonte di Verità Cinematografica

Nulla di questo posto racconta di “bellezza”, perfezione e ordine. Nulla ti invita a restare, eppure le immagini di Castel Volturno riempiono gli occhi di verità. Nei quartieri si respira lo stato grezzo della realtà, quella parte della vita più cruda e senza censure: una linfa preziosa per chi è alla ricerca dell’essenza del mondo.

Non è un caso che i suoi lunghi viali, le fitte pinete e il litorale, abbiano fatto da scenografia ai registi che hanno scelto di raccontare questa terra desolata. Proprio qui, infatti, Edoardo De Angelis, Matteo Garrone, Guido Lombardi, Marco Risi, per citarne alcuni, hanno ambientato svariati dei loro film.

Casa degli Ultimi, Resistere tra Degrado e Fatiscenza

Ma cos’ha di tanto speciale questo posto?

Castel Volturno racchiude in sé il ritratto di un luogo che resiste.  Non è solo una questione di sopravvivenza materiale, ma di preservare un’identità e una dignità che vanno oltre le avversioni passate e presenti.

In un contesto fatto di degrado urbano e abbandono, gli “ultimi” di Castel Volturno resistono con determinazione, difendendo con dissacrante fierezza la propria umanità.

È proprio questo che interessa raccontare a chi sceglie Castel Volturno come set cinematografico, il volto e la speranza dei sopravvissuti, chi continua a vivere, nonostante tutto quel degrado intorno, e riesce a costruirsi nel caos un rettangolo di pace da chiamare casa.

Foto di Valeria Emanuele

Dove c’è Disperazione c’è Storia

Non si tratta di una mera location, set da cinema, è proprio da qui, da Castel Volturno che nascono le storie. Come nel caso de ‘’ Il vizio della speranza’’ pellicola scritta e diretta dal regista Edoardo De Angelis. Una storia che racconta la realtà nelle sue note più crude e disperate, ripercorrendo le vicende della giovane Maria, la cui vita è ingarbugliata nelle reti della prostituzione e della maternità surrogata.

Niente da inventare, De Angelis raccoglie i cocchi di vicende possibili e le ricostruisce per dar vita al suo film, girando le scene tra cumuli di immondizia, muovendo la troupe nei canali del fiume e le baracche abusive costruite dai pescatori del luogo.

Dai Diamanti non Nasce Niente dal Letame Nascono i Fior

Caste Volturno è un ambiente che ispira perché è reale nella sua spietatezza, chi lo abita conosce gli sforzi per emergere dal buio più profondo. Quando nasce un fiore in posti come questo, dove nulla luccica e le radici degli alberi si fanno spazio tra le macerie, la natura resiste più forte di qualunque altro luogo.

Attraversare Castel Volturno è come essere catapultati in una realtà distopica dove gli abitanti sono scappati dopo una catastrofe, eppure, gli abitanti ci sono e sono molti. Vivono tra strade dissestate e palazzine fatiscenti, percorrono lunghi stradoni con ammassi di attività commerciali, alberghi dismessi e case occupate.

Nei suoi vicoli si nascondono i fasti di una località, che a partire dagli anni Settanta, è stata meta prediletta per le vacanze estive di molti napoletani ma che, lentamente, è diventata la base della malavita.

Un terreno fertile per costruzioni abusive e illegalità in ogni sua forma. Molto del suo luccicante passato è stato violentemente coperto da colate di cemento e cumuli di rifiuti, conseguenze devastanti anche per il ricco patrimonio ambientale.

La Brutalità del Reale: Castel Volturno come Fonte di Verità Cinematografica

Nulla di questo posto racconta di “bellezza”, perfezione e ordine. Nulla ti invita a restare, eppure le immagini di Castel Volturno riempiono gli occhi di verità. Nei quartieri si respira lo stato grezzo della realtà, quella parte della vita più cruda e senza censure: una linfa preziosa per chi è alla ricerca dell’essenza del mondo.

Non è un caso che i suoi lunghi viali, le fitte pinete e il litorale, abbiano fatto da scenografia ai registi che hanno scelto di raccontare questa terra desolata. Proprio qui, infatti, Edoardo De Angelis, Matteo Garrone, Guido Lombardi, Marco Risi, per citarne alcuni, hanno ambientato svariati dei loro film.

Casa degli Ultimi, Resistere tra Degrado e Fatiscenza

Ma cos’ha di tanto speciale questo posto?

Castel Volturno racchiude in sé il ritratto di un luogo che resiste.  Non è solo una questione di sopravvivenza materiale, ma di preservare un’identità e una dignità che vanno oltre le avversioni passate e presenti.

In un contesto fatto di degrado urbano e abbandono, gli “ultimi” di Castel Volturno resistono con determinazione, difendendo con dissacrante fierezza la propria umanità.

È proprio questo che interessa raccontare a chi sceglie Castel Volturno come set cinematografico, il volto e la speranza dei sopravvissuti, chi continua a vivere, nonostante tutto quel degrado intorno, e riesce a costruirsi nel caos un rettangolo di pace da chiamare casa.

Foto di Valeria Emanuele

Dove c’è Disperazione c’è Storia

Non si tratta di una mera location, set da cinema, è proprio da qui, da Castel Volturno che nascono le storie. Come nel caso de ‘’ Il vizio della speranza’’ pellicola scritta e diretta dal regista Edoardo De Angelis. Una storia che racconta la realtà nelle sue note più crude e disperate, ripercorrendo le vicende della giovane Maria, la cui vita è ingarbugliata nelle reti della prostituzione e della maternità surrogata.

Niente da inventare, De Angelis raccoglie i cocchi di vicende possibili e le ricostruisce per dar vita al suo film, girando le scene tra cumuli di immondizia, muovendo la troupe nei canali del fiume e le baracche abusive costruite dai pescatori del luogo.

Dai Diamanti non Nasce Niente dal Letame Nascono i Fior

Caste Volturno è un ambiente che ispira perché è reale nella sua spietatezza, chi lo abita conosce gli sforzi per emergere dal buio più profondo. Quando nasce un fiore in posti come questo, dove nulla luccica e le radici degli alberi si fanno spazio tra le macerie, la natura resiste più forte di qualunque altro luogo.

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