Dopo svariati anni in giro per le mete più gettonate e conosciute del sud-est asiatico (Indonesia, Thailandia, Vietnam), abbiamo deciso di esplorare quella che è la vera gemma nascosta dell’Indocina: il Laos.
Il Laos è un po’ come un bambino, un bambino che non ha ancora vissuto le esperienze necessarie per svilupparsi, non ha ancora assimilato tutte le costruzioni sociali dei paesi circostanti.
Il Laos non ti parlerà in “turistese” quando cercherai le tue accomodations, non ti assisterà nell’organizzazione del trasporto ma anzi sarai tu a doverti scervellare per capire come muoverti da un luogo all’altro.
Ma il Laos ti sorprenderà con una semplicità capace di arrivare diretta al cuore, con un sorriso sporco di fango accompagnato da un SABAIDEEE (“Ciao” in Laotiano), con una natura bella e grezza e con le sue città bucoliche, spirituali e scandite dalla “vita lenta”.
Il Laos è un paese semplice, incompleto con cui vorresti poterti confrontare con un linguaggio più simile al tuo ma che alla fine, proprio come un bambino, vorresti rimanesse così per sempre.
11 giorni in Laos: l’itinerario in breve
Abbiamo strutturato il nostro viaggio cercando di creare un connubio perfetto tra natura e cultura, per poter comprendere a pieno una cultura complessa ma allo stesso tempo evitare i luoghi più inflazionati ed occidentalizzati.
Siamo atterrati a Luang Prabang, la capitale religiosa del Laos, nonché epicentro del buddhismo Theravada.
Dopo una sola notte a Luang Prabang ci siamo diretti al confine ovest con la Thailandia a Ban Houayxay per la Gibbon Experience, la meravigliosa esperienza turistica sostenibile che ci ha dato la possibilità di trascorrere 2 magnifiche giornate nel Nam Kan National Park e dormire per una notte sulla casa sull’albero più alta al mondo.
Sulla strada del ritorno verso Luang Prabang ci siamo fermati una notte a Luang Namtha, cittadina del nord del Laos (a pochi km dal confine cinese) e casa delle cosiddette hill tribes di varie etnie (come i Lantan, gli Yao, e gli Akha Eko).
Dopo una mezza giornata in moto tra le splendide risaie della zona siamo tornati verso Luang Prabang, dove siamo rimasti 2 notti e 3 giorni per poter godere dell’atmosfera di questa meravigliosa città per poi dirigerci con l’ultimo treno veloce della giornata verso la capitale Vientiane ed iniziare il Takhkek Loop, il roadtrip al centro-sud del paese che ci ha catturato per i rimanenti 4 giorni del viaggio
11 giorni in Laos: Luang Prabang
1. Luang Prabang: come arrivare
Luang Prabang è il principale HUB per visitare il centro-nord del Laos ed i modi per arrivarci sono svariati, il nostro consiglio è di utilizzarlo come punto di ingresso in Laos, skippando la capitale Ventiane che non ha molto da offrire. Noi ci siamo arrivati con un volo diretto da Siem Reap (Cambogia), ma troverete anche numerosi collegamenti diretti con Bangkok.
Qualora non dovesse essere il vostro punto di ingresso nel paese, un’alternativa valida è il treno veloce da Vientiane (circa 2 ore e 30) o Vang Vieng (circa 1 ora).
2. Luang Prabang: come viverla (“cosa fare” non si addice a questo luogo magico)
A Luang Prabang e dintorni le attività sono molte: dalle vicine cascate Kuang Si (che noi non abbiamo visitato per condizioni meteo), agli splendidi templi e le animate viuzze del centro, finendo con la cerimonia del Tak Bat (Alms Giving).
Tuttavia, il nostro consiglio è quello di programmare poco, la città è piccola e capirete da soli dove andare, e potrete godere con più calma della splendida atmosfera perdendovi tra le strade del centro. Ogni angolo avrà qualcosa da mostrarvi: un sorriso sereno di un monaco buddhista, uno splendido scorcio sul Mekong o un maestoso tempio. Tuttavia ci sentiamo di consigliarvi di ritagliare un’oretta per una crociera sul Mekong, preferibilmente verso il tardo pomeriggio, dove il verde delle colline, il dorato dei templi ed il marrone argilloso dell’acqua raggiungono il massimo contrasto.
Capitolo a parte merita quella che è la principale attrazione della città: la cerimonia dell’ Alms Giving una tradizione spirituale antica e profondamente radicata nella cultura laotiana. Ogni mattina all'alba, i monaci buddhisti, vestiti nei loro caratteristici abiti arancioni, camminano in processione lungo le strade principali della città per raccogliere le offerte (alms) dai fedeli. Questi offrono principalmente riso, frutta e altri alimenti, un gesto che rappresenta sia un atto di generosità che di guadagno di meriti spirituali.
La cerimonia inizia intorno alle 5:30 del mattino, quando la città è ancora avvolta nel silenzio e nella tranquillità. Il punto principale della cerimonia è la strada Th Sakkaline (Sakkaline Road). A noi sinceramente non è piaciuta. Per molti è considerato un “must” quando si visita il Laos, ma la verità è che è stato l’unico momento in cui abbiamo percepito gli impatti dell’overtourism durante il nostro viaggio: centinaia di turisti intenti a scattare foto con flash a poca distanza da i monaci trattandoli come fossero fenomeni da baraccone e senza alcun rispetto per un rituale religioso estremamente importante per i laotiani.Il nostro consiglio è quello di parteciparvi, ma aspettando i monaci verso la fine della Sakkaline road, lì, quando i turisti si saranno già stancati, troverete i fedeli laotiani condividere il proprio cibo con i monaci e, soprattutto, i bambini meno fortunati che riceveranno il cibo. Sarà un momento vero ed estremamente toccante e quei visini ve li porterete nel cuore per molto tempo.
11 giorni in Laos: la Gibbon Experience
La Gibbon Experience è un’esperienza magica che vi farà sfrecciare su cavi alti centinaia di metri, vedere i gibboni (se sarete fortunati) e realizzare uno dei sogni che tutti abbiamo avuto da bambini: vivere su una casa sull’albero.Ammetto che eravamo scettici sull’esperienza, sarà stato il nome anglofono o i consigli di numerose guide turistiche, ma eravamo sicuri fosse un’attività estremamente turistica e poco autentica, ma ci sbagliavamo di grosso. In primis Ban Houayxay è un luogo difficile da raggiungere, il che scoraggia numerosi turisti, in più è un’esperienza fisicamente provante e la stagione delle piogge non è la più consigliata. Il mix di questi elementi ha reso i due giorni nel parco nazionale di Nam Kan indimenticabili, mischiando l’adrenalina di sfrecciare su cavi sospesi nel vuoto con la magnifica sensazione di pace e allontanamento dalla realtà provata nella notte sull’albero che spero ci accompagni a lungoAlcuni consigli pratici: la Gibbon Experience va prenotata in anticipo (https://www.gibbonexperience.org/), avrete varie opzioni di tour, (Express tour, Classic Tour e Giant Loop). Noi abbiamo scelto l’Express Tour per ragioni di disponibilità, crediamo che il tempo dedicato all’esperienza sia giusto ma avete molte meno possibilità di vedere i Gibboni (come scritto anche sul sito), quindi vi consiglieremo il “classic tour” (3 giorni e due notti).
La Gibbon Experience: come arrivare
I modi per raggiungere Ban Houayxay de Luang Prabang sono molti e dettagliatamente spiegati nel sito ufficiale (https://www.gibbonexperience.org/frequently-asked-questions/). I principali sono:
- Treno veloce per Nateuy (1:30h) e poi 5 ore di minvan (i minivan pubblici partono ogni mezz’ora circa e purtroppo non c’è modo in loco di fittare un’auto e fare il tragitto autonomamente)
- Bus notturno: circa 17 ore di viaggio
- crociera sul Mekong: durata che varia tra 2 e 3 giorni, con pernottamento a bordo della barca
- Barca veloce: circa 6 ore di navigazione per Luang Prabang. Tuttavia ne parte solo una al giorno e la partenza non è garantita, rendendo l’opzione poco adatta se già avete prenotato e pagato la Gibbon
Noi abbiamo scelto l’opzione treno+van: siamo arrivati ad ora di pranzo a Nateuy ed il van era pronto a partire, le 5 ore di macchina attraversano strade immerse nella natura e vi risulteranno piacevoli.
Per il ritorno vi consigliamo di spezzare il viaggio e regalarvi una giornata tra le splendide colline di Luang Namtha (di cui parleremo nel prossimo paragrafo) o di regalarvi una bella crociera sul Mekong (se tempo a disposizione e condizioni meteo ve lo consentono)
11 giorni in Laos: Luang Namtha
Sulla strada per Luang Prabang, abbiamo deciso di passare una notte a Luang Namtha, cittadina di 20.000 abitanti nel nord-ovest del Laos, immersa in una splendida vallata e caratterizzata dalla convivenza di numerose “hill tribes” (gruppi etnici che rifiutano lo stile di vita “moderno” e hanno fondato comunità che si sostentano con agricoltura di sussistenza ed artigianato). Girare in moto (che si fittano facilmente al centro di Luang Namtha o negli hotel – noi la abbiamo fittata al Tulip Hotel, dove alloggiavamo) per i villaggi locali è un’esperienza estremamente rilassante, che permette di riconciliare la nostra anima occidentale con uno stile di vita ormai dimenticato, il supporto della comunità e la vita all’interno della natura. Prendetevi un’intera giornata per poter godere della bellezza di questo luogo e della serenità che i suoi abitanti infondono. In più Luang Namtha è anche un punto di partenza ideale per esplorare la Riserva Naturale di Nam Ha, grazie alla sua vicinanza a quest'area protetta. La riserva è attraversata da tre affluenti del grande fiume Mekong e copre oltre 2.200 chilometri quadrati di foreste che ospitano più di 300 specie di uccelli e vari mammiferi rari, noi purtroppo non abbiamo avuto tempo a sufficienza per esplorare questo splendido parco naturale, ma vi consigliamo di dedicarvi del tempo (ci hanno parlato molto bene dei tour notturni).
Luang Namtha: come arrivare
Noi siamo arrivati a Luang Namtha da Ban Houayxay per spezzare il viaggio di ritorno tra la Gibbon Experience e ci siamo arrivati con il bus notturno che collega Houayxay a Luang Prabang, parte alle 17:30 (subito dopo aver terminato la Gibbon, avrete anche tempo per una doccia rapida negli spogliatoi appositi) dalla stazione di bus di Houayxay e per arrivare a Luang Namtha impiegherete circa 5 ore.
Diciamo che il bus notturno Laotiano è una esperienza da fare, sicuramente è un mezzo di trasporto “local” che vi consiglio di provare, e resterete piacevolmente sorpresi dalla pulizia
11 giorni in Laos: Takhek Loop
Il Thakek loop è un roadtrip di circa 450 km al centro-sud del Laos (la città di Takhek, da cui parte il loop, si trova a circa 350 km da Vientiane) della durata di 3.5 giorni (noi lo abbiamo fatto in 4 giorni e 3 notti e crediamo sia il tempo perfetto da dedicargli) che vi porterà attraverso risaie, montagne, grotte, cascate e villaggi caratterizzati da un umanità debordante, uno stile di vita estremamente “laotiano” e rilassato che vi faranno mettere in dubbio tutti i principali fondamenti della società occidentale.
Takhek Loop: come arrivare
I modi per raggiungere Takhek (cittadina da cui parte il loop) sono tre:
- In auto da Vientiane (circa 6 ore di guida)
- In bus da Vientiane (partono 2 bus al giorno, durata del viaggio è superiore all’auto e sono circa 7:30 ore)
- Aereo + bus: aereo fino a Savannakhet (parte da Vientiane e impiega circa 1:10) e poi un autobus di circa 3 ore
Noi abbiamo scelto la prima opzione, abbiamo fittato un pick-up all’americana e ci siamo avventurati verso Takhek, poi abbiamo fatto il loop direttamente in auto. Ogni guida vi consiglierà di farlo in moto, ma noi avendo dei vincoli di tempo e trovandoci in piena stagione delle piogge abbiamo preferito farlo in pick-up ed è stata la miglior scelta che potessimo fare: il pick-up ci ha permesso di avventurarci offroad e scoprire scorci e piscine naturali meravigliose, ci ha dato la possibilità di sdraiarci sul retro ad osservare le stelle e, dandoci la possibilità di guidare di notte, ci ha reso più autonomi e rilassati nel gestire le varie tappe, potendo godere di ogni fermata senza mai avere la pressione dell’orologio. Pertanto, vi racconteremo un loop “inusuale” svolto a bordo di quella splendida auto che ci ha portato tanti bei ricordi.
Takhek Loop: come gestire le varie tappe ed i giorni
Il consiglio generale è iniziare il loop da Takhek e svolgerlo in senso antiorario, così da terminarlo a Konglor (il vero pezzo forte del giro), in più, se non avete affittato le moto a Takhek ma arrivate in auto direttamente da Vientiane, risparmierete la ripetizione del tratto che va da Vieng Kham a Takhek (tratto che già avrete fatto e che non è altro che una superstrada).
Tutte le guide che troverete sul web vi elencheranno una miriade di cascate, grotte e piscine naturali da esplorare, suggerendovi di fermarvi ogni 30 km per entrare in luoghi estremamente turistici il cui 90% degli stessi vi mostrerà ben poco del Laos e vi sembrerà di essere in Europa, con zipline, negozi di souvenir e bar.
Noi di Macondo le cose le facciamo diversamente e crediamo che ciò che più ci ha emozionato del loop siano state le improvvisazioni, il lanciarci alla scoperta di piccoli sentieri secondari, l’esplorare villaggi e parlare con i locals, ed il bello (ed anche il brutto all’ora di scrivere un blog) è che molti di questi luoghi non hanno un nome. Pertanto, ci limiteremo a raccontarvi la gestione delle tappe/giorni a disposizione, le accomodations ed alcuni luoghi che sono un MUST, per il resto vi chiediamo di godervi la libertà che solo un roadtrip in paesi come il Laos può darvi.
Takhek Loop: giorno 1, l’arrivo a Takhek
Come vi raccontavamo, noi siamo arrivati a Thakek direttamente da Vientiane in auto ed abbiamo fatto il tratto che va da Vieng Kham a Takhek il giorno stesso dell’arrivo. Sinceramente non abbiamo molti consigli su questo tratto di strada che non è altro che una superstrada con poche attività e parecchio traffico.
Vi consigliamo di arrivare a Thakek prima del tramonto per poter godere di uno splendido cielo in fiamme che si riflette sul Mekong con vista sul confine thailandese, noi optammo per una sessione di jogging con birretta premiante alla fine dell’allenamento, poi un immancabile massaggio e poi subito a dormire per poter iniziare il nostro roadtrip di buon mattino.
Per quanto riguarda l’alloggio: Takhek non ha moltissime accomodations da offrire, noi abbiamo optato per l’ Inthira Thakek, hotel in stile molto retró al centro della piazza principale, una buona soluzione low-cost
Takhek loop: giorno 2, da a Takhek a Tha Lang
I primi 100 km del loop sono estremamente ricchi di attività tra caverne (Buddha Cave, Elephant cave e Xieng Liab e Pha Nya Inh) e piscine naturali (Tha Falang)Il nostro consiglio è di fermarvi soprattutto alla Xieng Liab, una grotta che ha al suo interno una splendida piscina naturale dove potrete fare il bagno, noi purtroppo non abbiamo potuto goderne perché a causa delle piogge l’acqua era troppo alta e l’accesso bloccato.
Ma uscendo dai luoghi più “turistici” ci siamo trovati davanti ad uno spettacolo unico: nei pressi di Tha Falang ci siamo addentrati nelle stradine sterrate con il nostro amato pick-up, fino a giungere ad una meravigliosa laguna circondata da montagne a picco, il tutto in religioso silenzio e con solo due splendidi cagnolini intenti a fare il bagno mattutino. Quell’ora passata davanti a questo luogo spettacolare senza nome di battesimo è stato uno di quei momenti che ti riconciliano con la vita e l’impossibilità di fornirvi indicazioni più precise farà sì che voi stessi possiate godere della splendida sorpresa quando vi addentrerete tra le stradine.
Dopo un pranzo con vista su risaie nei pressi di Nakai abbiamo iniziato il nostro tragitto verso Tha Lang immergendosi nello splendore del Hammouane Limestone National Biodiversity Conservation Area, una zona meravigliosa ricoperta da foreste, risaie e splendide montagne carsiche, per poi divenire una sorta di “natura morta” estremamente suggestiva man mano che vi avvicinate a Tha Lang: qui noterete che le foreste sono state inondate nel corso degli anni, dando vita a uno scenario unico caratterizzato da tronchi che spuntano dai laghi.
Durante quest’ultimo tratto di strada ci è sembrato come se la natura e la vita volessero farci un regalo: insieme al colore rosso fuoco delle nuvole vicino all’acqua si è stagliato un meraviglioso arcobaleno che ha reso ancor più unica la combinazione di colori.
Per quanto concerne l’alloggio a Tha Langh noi siamo andati al Phosy Thalang, complesso di bungalow sul fiume gestito da una famiglia locale, lo scenario è unico e vi daranno la possibilità di fare il bagno nel lago o di fittare un kayak, quella serata è stata meravigliosa anche grazie alle chiacchierate con Lanoi e Pai che ci hanno spiegato dettagli unici sulla cultura laotiana.
Takhek loop: giorno 3, da a Takhek a Konglor
Per quanto riguarda il giorno 3 il nostro consiglio è svegliarsi di buon mattino per un bagno all’alba nelle acque di fronte a Tha Lang, piacevole rinvigorente, e se avete tempo vi consigliamo di fare anche un giro in Kayak, il paesaggio circostante è meraviglioso e l’acqua piatta che si confonde con il cielo unita al silenzio più totale vi regaleranno un’esperienza ZEN.
Dopo aver fatto colazione noi ci siamo incamminati verso Konglor ed abbiamo fatto tappa alla Dragon cave (che è molto ben organizzata e “turistica” ma merita una visita). Pochi km dopo avrete la possibilità di nuotare nelle cold spings che purtroppo noi abbiamo dovuto skippare per questioni metereologiche, ma che ci sentiamo di consigliarvi.
Un pranzo veloce (noi ci siamo imbattuti in “the Rock Viewpoint”, di sicuro è un luogo che di Laotiano ha poco e può sembrare turistico, ma la vista è spettacolare e non troverete una taverna tipica da cui osservare questa meraviglia, quindi ve lo consigliamo) e poi subito verso Konglor, perché la strada qui diventa spettacolare e va goduta con calma: tra montagne, risaie, fiumi e villaggi rurali conditi dal tipico sorriso laotiano e le urla divertite dei bambini vi sentirete in una nuova dimensione, e proverete una sana invidia per queste persone che vivono una vita semplice e piena di felicità.
Noi abbiamo alloggiato allo SpringRiver Resort, un eco-lodge che ci sentiamo di consigliarvi al 100% che merita un approfondimento a parte: l’hotel sorge sullo splendido ed immacolato fiume Nam Hinboun, con nulla intorno se non il canto degli uccellini e lo scorrere dell’acqua, la maggior parte dei bungalow vi offrirà una splendida vista e vi sentirete in una fiaba.
La famiglia proprietaria è però il vero pezzo forte: lui svizzero e le thailandese, si sono conosciuti in viaggio ed hanno deciso di stabilizzarsi in questo splendido angolo di mondo che è Konglor e dedicare la loro vita allo sviluppo sostenibile dell’area: tra organizzazione di attività naturali, sostegno ai locals (vedrete tanti bambini della zona studiare e fare colazione all’interno dell’hotel) e protezione del parco naturale avrete la sensazione di trovarvi di fronte persone uniche, quella categoria di uomini che il mondo necessita per migliorare. Sostenete questo magnifico luogo e la missione dei loro proprietari.
Il prezzo è più elevato (circa 25-30 euro a persona per notte in low season) ma li vale tutti. Vi offriranno inoltre la possibilità di esplorare in kayak autonomamente il fiume, facendovi cullare dalla corrente e dai versi degli animali, vi sembrerà di essere in paradiso credeteci.
Takhek loop: giorno 4, Konglor Cave e ritorno a Vientiane
L’ultimo giorno nel loop lo abbiamo utilizzato per visitare la meravigliosa Konglor cave, si tratta della caverna navigabile più grande al mondo e la magnificenza è che non è ancora inflazionata ed invasa dai turisti, vi sorprenderà. Noi abbiamo avuto la fortuna di visitarla durante un blackout il che ha reso il tutto più naturale (e spettrale) e soprattutto eravamo completamente da soli!
Nei dintorni vi sono anche altre caverne che meritano una visita (se alloggiate presso lo SpringRiver Resort avrete la possibilità di essere guidati attraverso tutte queste chicche), ma purtroppo noi non avendo potuto fare il kayak il giorno precedente a causa dell’orario abbiamo deciso di dedicare le 3-4 ore rimanenti a questa attività.
Dopodiché ci siamo incamminati per Vientiane, da cui abbiamo preso il volo di ritorno il mattino successivo.
Alla fine di questo viaggio l’unica cosa che possiamo dirvi è: Andate in Laos! Godetevelo in ogni suo angolo, in ogni suo sorriso, in ogni suo SABAIDEEE. Godetevi la meraviglia di questa terra unica e ancora immacolata, fatelo prima che il turismo di massa arrivi anche qui.
Dopo svariati anni in giro per le mete più gettonate e conosciute del sud-est asiatico (Indonesia, Thailandia, Vietnam), abbiamo deciso di esplorare quella che è la vera gemma nascosta dell’Indocina: il Laos.
Il Laos è un po’ come un bambino, un bambino che non ha ancora vissuto le esperienze necessarie per svilupparsi, non ha ancora assimilato tutte le costruzioni sociali dei paesi circostanti.
Il Laos non ti parlerà in “turistese” quando cercherai le tue accomodations, non ti assisterà nell’organizzazione del trasporto ma anzi sarai tu a doverti scervellare per capire come muoverti da un luogo all’altro.
Ma il Laos ti sorprenderà con una semplicità capace di arrivare diretta al cuore, con un sorriso sporco di fango accompagnato da un SABAIDEEE (“Ciao” in Laotiano), con una natura bella e grezza e con le sue città bucoliche, spirituali e scandite dalla “vita lenta”.
Il Laos è un paese semplice, incompleto con cui vorresti poterti confrontare con un linguaggio più simile al tuo ma che alla fine, proprio come un bambino, vorresti rimanesse così per sempre.
11 giorni in Laos: l’itinerario in breve
Abbiamo strutturato il nostro viaggio cercando di creare un connubio perfetto tra natura e cultura, per poter comprendere a pieno una cultura complessa ma allo stesso tempo evitare i luoghi più inflazionati ed occidentalizzati.
Siamo atterrati a Luang Prabang, la capitale religiosa del Laos, nonché epicentro del buddhismo Theravada.
Dopo una sola notte a Luang Prabang ci siamo diretti al confine ovest con la Thailandia a Ban Houayxay per la Gibbon Experience, la meravigliosa esperienza turistica sostenibile che ci ha dato la possibilità di trascorrere 2 magnifiche giornate nel Nam Kan National Park e dormire per una notte sulla casa sull’albero più alta al mondo.
Sulla strada del ritorno verso Luang Prabang ci siamo fermati una notte a Luang Namtha, cittadina del nord del Laos (a pochi km dal confine cinese) e casa delle cosiddette hill tribes di varie etnie (come i Lantan, gli Yao, e gli Akha Eko).
Dopo una mezza giornata in moto tra le splendide risaie della zona siamo tornati verso Luang Prabang, dove siamo rimasti 2 notti e 3 giorni per poter godere dell’atmosfera di questa meravigliosa città per poi dirigerci con l’ultimo treno veloce della giornata verso la capitale Vientiane ed iniziare il Takhkek Loop, il roadtrip al centro-sud del paese che ci ha catturato per i rimanenti 4 giorni del viaggio
11 giorni in Laos: Luang Prabang
1. Luang Prabang: come arrivare
Luang Prabang è il principale HUB per visitare il centro-nord del Laos ed i modi per arrivarci sono svariati, il nostro consiglio è di utilizzarlo come punto di ingresso in Laos, skippando la capitale Ventiane che non ha molto da offrire. Noi ci siamo arrivati con un volo diretto da Siem Reap (Cambogia), ma troverete anche numerosi collegamenti diretti con Bangkok.
Qualora non dovesse essere il vostro punto di ingresso nel paese, un’alternativa valida è il treno veloce da Vientiane (circa 2 ore e 30) o Vang Vieng (circa 1 ora).
2. Luang Prabang: come viverla (“cosa fare” non si addice a questo luogo magico)
A Luang Prabang e dintorni le attività sono molte: dalle vicine cascate Kuang Si (che noi non abbiamo visitato per condizioni meteo), agli splendidi templi e le animate viuzze del centro, finendo con la cerimonia del Tak Bat (Alms Giving).
Tuttavia, il nostro consiglio è quello di programmare poco, la città è piccola e capirete da soli dove andare, e potrete godere con più calma della splendida atmosfera perdendovi tra le strade del centro. Ogni angolo avrà qualcosa da mostrarvi: un sorriso sereno di un monaco buddhista, uno splendido scorcio sul Mekong o un maestoso tempio. Tuttavia ci sentiamo di consigliarvi di ritagliare un’oretta per una crociera sul Mekong, preferibilmente verso il tardo pomeriggio, dove il verde delle colline, il dorato dei templi ed il marrone argilloso dell’acqua raggiungono il massimo contrasto.
Capitolo a parte merita quella che è la principale attrazione della città: la cerimonia dell’ Alms Giving una tradizione spirituale antica e profondamente radicata nella cultura laotiana. Ogni mattina all'alba, i monaci buddhisti, vestiti nei loro caratteristici abiti arancioni, camminano in processione lungo le strade principali della città per raccogliere le offerte (alms) dai fedeli. Questi offrono principalmente riso, frutta e altri alimenti, un gesto che rappresenta sia un atto di generosità che di guadagno di meriti spirituali.
La cerimonia inizia intorno alle 5:30 del mattino, quando la città è ancora avvolta nel silenzio e nella tranquillità. Il punto principale della cerimonia è la strada Th Sakkaline (Sakkaline Road). A noi sinceramente non è piaciuta. Per molti è considerato un “must” quando si visita il Laos, ma la verità è che è stato l’unico momento in cui abbiamo percepito gli impatti dell’overtourism durante il nostro viaggio: centinaia di turisti intenti a scattare foto con flash a poca distanza da i monaci trattandoli come fossero fenomeni da baraccone e senza alcun rispetto per un rituale religioso estremamente importante per i laotiani.Il nostro consiglio è quello di parteciparvi, ma aspettando i monaci verso la fine della Sakkaline road, lì, quando i turisti si saranno già stancati, troverete i fedeli laotiani condividere il proprio cibo con i monaci e, soprattutto, i bambini meno fortunati che riceveranno il cibo. Sarà un momento vero ed estremamente toccante e quei visini ve li porterete nel cuore per molto tempo.
11 giorni in Laos: la Gibbon Experience
La Gibbon Experience è un’esperienza magica che vi farà sfrecciare su cavi alti centinaia di metri, vedere i gibboni (se sarete fortunati) e realizzare uno dei sogni che tutti abbiamo avuto da bambini: vivere su una casa sull’albero.Ammetto che eravamo scettici sull’esperienza, sarà stato il nome anglofono o i consigli di numerose guide turistiche, ma eravamo sicuri fosse un’attività estremamente turistica e poco autentica, ma ci sbagliavamo di grosso. In primis Ban Houayxay è un luogo difficile da raggiungere, il che scoraggia numerosi turisti, in più è un’esperienza fisicamente provante e la stagione delle piogge non è la più consigliata. Il mix di questi elementi ha reso i due giorni nel parco nazionale di Nam Kan indimenticabili, mischiando l’adrenalina di sfrecciare su cavi sospesi nel vuoto con la magnifica sensazione di pace e allontanamento dalla realtà provata nella notte sull’albero che spero ci accompagni a lungoAlcuni consigli pratici: la Gibbon Experience va prenotata in anticipo (https://www.gibbonexperience.org/), avrete varie opzioni di tour, (Express tour, Classic Tour e Giant Loop). Noi abbiamo scelto l’Express Tour per ragioni di disponibilità, crediamo che il tempo dedicato all’esperienza sia giusto ma avete molte meno possibilità di vedere i Gibboni (come scritto anche sul sito), quindi vi consiglieremo il “classic tour” (3 giorni e due notti).
La Gibbon Experience: come arrivare
I modi per raggiungere Ban Houayxay de Luang Prabang sono molti e dettagliatamente spiegati nel sito ufficiale (https://www.gibbonexperience.org/frequently-asked-questions/). I principali sono:
- Treno veloce per Nateuy (1:30h) e poi 5 ore di minvan (i minivan pubblici partono ogni mezz’ora circa e purtroppo non c’è modo in loco di fittare un’auto e fare il tragitto autonomamente)
- Bus notturno: circa 17 ore di viaggio
- crociera sul Mekong: durata che varia tra 2 e 3 giorni, con pernottamento a bordo della barca
- Barca veloce: circa 6 ore di navigazione per Luang Prabang. Tuttavia ne parte solo una al giorno e la partenza non è garantita, rendendo l’opzione poco adatta se già avete prenotato e pagato la Gibbon
Noi abbiamo scelto l’opzione treno+van: siamo arrivati ad ora di pranzo a Nateuy ed il van era pronto a partire, le 5 ore di macchina attraversano strade immerse nella natura e vi risulteranno piacevoli.
Per il ritorno vi consigliamo di spezzare il viaggio e regalarvi una giornata tra le splendide colline di Luang Namtha (di cui parleremo nel prossimo paragrafo) o di regalarvi una bella crociera sul Mekong (se tempo a disposizione e condizioni meteo ve lo consentono)
11 giorni in Laos: Luang Namtha
Sulla strada per Luang Prabang, abbiamo deciso di passare una notte a Luang Namtha, cittadina di 20.000 abitanti nel nord-ovest del Laos, immersa in una splendida vallata e caratterizzata dalla convivenza di numerose “hill tribes” (gruppi etnici che rifiutano lo stile di vita “moderno” e hanno fondato comunità che si sostentano con agricoltura di sussistenza ed artigianato). Girare in moto (che si fittano facilmente al centro di Luang Namtha o negli hotel – noi la abbiamo fittata al Tulip Hotel, dove alloggiavamo) per i villaggi locali è un’esperienza estremamente rilassante, che permette di riconciliare la nostra anima occidentale con uno stile di vita ormai dimenticato, il supporto della comunità e la vita all’interno della natura. Prendetevi un’intera giornata per poter godere della bellezza di questo luogo e della serenità che i suoi abitanti infondono. In più Luang Namtha è anche un punto di partenza ideale per esplorare la Riserva Naturale di Nam Ha, grazie alla sua vicinanza a quest'area protetta. La riserva è attraversata da tre affluenti del grande fiume Mekong e copre oltre 2.200 chilometri quadrati di foreste che ospitano più di 300 specie di uccelli e vari mammiferi rari, noi purtroppo non abbiamo avuto tempo a sufficienza per esplorare questo splendido parco naturale, ma vi consigliamo di dedicarvi del tempo (ci hanno parlato molto bene dei tour notturni).
Luang Namtha: come arrivare
Noi siamo arrivati a Luang Namtha da Ban Houayxay per spezzare il viaggio di ritorno tra la Gibbon Experience e ci siamo arrivati con il bus notturno che collega Houayxay a Luang Prabang, parte alle 17:30 (subito dopo aver terminato la Gibbon, avrete anche tempo per una doccia rapida negli spogliatoi appositi) dalla stazione di bus di Houayxay e per arrivare a Luang Namtha impiegherete circa 5 ore.
Diciamo che il bus notturno Laotiano è una esperienza da fare, sicuramente è un mezzo di trasporto “local” che vi consiglio di provare, e resterete piacevolmente sorpresi dalla pulizia
11 giorni in Laos: Takhek Loop
Il Thakek loop è un roadtrip di circa 450 km al centro-sud del Laos (la città di Takhek, da cui parte il loop, si trova a circa 350 km da Vientiane) della durata di 3.5 giorni (noi lo abbiamo fatto in 4 giorni e 3 notti e crediamo sia il tempo perfetto da dedicargli) che vi porterà attraverso risaie, montagne, grotte, cascate e villaggi caratterizzati da un umanità debordante, uno stile di vita estremamente “laotiano” e rilassato che vi faranno mettere in dubbio tutti i principali fondamenti della società occidentale.
Takhek Loop: come arrivare
I modi per raggiungere Takhek (cittadina da cui parte il loop) sono tre:
- In auto da Vientiane (circa 6 ore di guida)
- In bus da Vientiane (partono 2 bus al giorno, durata del viaggio è superiore all’auto e sono circa 7:30 ore)
- Aereo + bus: aereo fino a Savannakhet (parte da Vientiane e impiega circa 1:10) e poi un autobus di circa 3 ore
Noi abbiamo scelto la prima opzione, abbiamo fittato un pick-up all’americana e ci siamo avventurati verso Takhek, poi abbiamo fatto il loop direttamente in auto. Ogni guida vi consiglierà di farlo in moto, ma noi avendo dei vincoli di tempo e trovandoci in piena stagione delle piogge abbiamo preferito farlo in pick-up ed è stata la miglior scelta che potessimo fare: il pick-up ci ha permesso di avventurarci offroad e scoprire scorci e piscine naturali meravigliose, ci ha dato la possibilità di sdraiarci sul retro ad osservare le stelle e, dandoci la possibilità di guidare di notte, ci ha reso più autonomi e rilassati nel gestire le varie tappe, potendo godere di ogni fermata senza mai avere la pressione dell’orologio. Pertanto, vi racconteremo un loop “inusuale” svolto a bordo di quella splendida auto che ci ha portato tanti bei ricordi.
Takhek Loop: come gestire le varie tappe ed i giorni
Il consiglio generale è iniziare il loop da Takhek e svolgerlo in senso antiorario, così da terminarlo a Konglor (il vero pezzo forte del giro), in più, se non avete affittato le moto a Takhek ma arrivate in auto direttamente da Vientiane, risparmierete la ripetizione del tratto che va da Vieng Kham a Takhek (tratto che già avrete fatto e che non è altro che una superstrada).
Tutte le guide che troverete sul web vi elencheranno una miriade di cascate, grotte e piscine naturali da esplorare, suggerendovi di fermarvi ogni 30 km per entrare in luoghi estremamente turistici il cui 90% degli stessi vi mostrerà ben poco del Laos e vi sembrerà di essere in Europa, con zipline, negozi di souvenir e bar.
Noi di Macondo le cose le facciamo diversamente e crediamo che ciò che più ci ha emozionato del loop siano state le improvvisazioni, il lanciarci alla scoperta di piccoli sentieri secondari, l’esplorare villaggi e parlare con i locals, ed il bello (ed anche il brutto all’ora di scrivere un blog) è che molti di questi luoghi non hanno un nome. Pertanto, ci limiteremo a raccontarvi la gestione delle tappe/giorni a disposizione, le accomodations ed alcuni luoghi che sono un MUST, per il resto vi chiediamo di godervi la libertà che solo un roadtrip in paesi come il Laos può darvi.
Takhek Loop: giorno 1, l’arrivo a Takhek
Come vi raccontavamo, noi siamo arrivati a Thakek direttamente da Vientiane in auto ed abbiamo fatto il tratto che va da Vieng Kham a Takhek il giorno stesso dell’arrivo. Sinceramente non abbiamo molti consigli su questo tratto di strada che non è altro che una superstrada con poche attività e parecchio traffico.
Vi consigliamo di arrivare a Thakek prima del tramonto per poter godere di uno splendido cielo in fiamme che si riflette sul Mekong con vista sul confine thailandese, noi optammo per una sessione di jogging con birretta premiante alla fine dell’allenamento, poi un immancabile massaggio e poi subito a dormire per poter iniziare il nostro roadtrip di buon mattino.
Per quanto riguarda l’alloggio: Takhek non ha moltissime accomodations da offrire, noi abbiamo optato per l’ Inthira Thakek, hotel in stile molto retró al centro della piazza principale, una buona soluzione low-cost
Takhek loop: giorno 2, da a Takhek a Tha Lang
I primi 100 km del loop sono estremamente ricchi di attività tra caverne (Buddha Cave, Elephant cave e Xieng Liab e Pha Nya Inh) e piscine naturali (Tha Falang)Il nostro consiglio è di fermarvi soprattutto alla Xieng Liab, una grotta che ha al suo interno una splendida piscina naturale dove potrete fare il bagno, noi purtroppo non abbiamo potuto goderne perché a causa delle piogge l’acqua era troppo alta e l’accesso bloccato.
Ma uscendo dai luoghi più “turistici” ci siamo trovati davanti ad uno spettacolo unico: nei pressi di Tha Falang ci siamo addentrati nelle stradine sterrate con il nostro amato pick-up, fino a giungere ad una meravigliosa laguna circondata da montagne a picco, il tutto in religioso silenzio e con solo due splendidi cagnolini intenti a fare il bagno mattutino. Quell’ora passata davanti a questo luogo spettacolare senza nome di battesimo è stato uno di quei momenti che ti riconciliano con la vita e l’impossibilità di fornirvi indicazioni più precise farà sì che voi stessi possiate godere della splendida sorpresa quando vi addentrerete tra le stradine.
Dopo un pranzo con vista su risaie nei pressi di Nakai abbiamo iniziato il nostro tragitto verso Tha Lang immergendosi nello splendore del Hammouane Limestone National Biodiversity Conservation Area, una zona meravigliosa ricoperta da foreste, risaie e splendide montagne carsiche, per poi divenire una sorta di “natura morta” estremamente suggestiva man mano che vi avvicinate a Tha Lang: qui noterete che le foreste sono state inondate nel corso degli anni, dando vita a uno scenario unico caratterizzato da tronchi che spuntano dai laghi.
Durante quest’ultimo tratto di strada ci è sembrato come se la natura e la vita volessero farci un regalo: insieme al colore rosso fuoco delle nuvole vicino all’acqua si è stagliato un meraviglioso arcobaleno che ha reso ancor più unica la combinazione di colori.
Per quanto concerne l’alloggio a Tha Langh noi siamo andati al Phosy Thalang, complesso di bungalow sul fiume gestito da una famiglia locale, lo scenario è unico e vi daranno la possibilità di fare il bagno nel lago o di fittare un kayak, quella serata è stata meravigliosa anche grazie alle chiacchierate con Lanoi e Pai che ci hanno spiegato dettagli unici sulla cultura laotiana.
Takhek loop: giorno 3, da a Takhek a Konglor
Per quanto riguarda il giorno 3 il nostro consiglio è svegliarsi di buon mattino per un bagno all’alba nelle acque di fronte a Tha Lang, piacevole rinvigorente, e se avete tempo vi consigliamo di fare anche un giro in Kayak, il paesaggio circostante è meraviglioso e l’acqua piatta che si confonde con il cielo unita al silenzio più totale vi regaleranno un’esperienza ZEN.
Dopo aver fatto colazione noi ci siamo incamminati verso Konglor ed abbiamo fatto tappa alla Dragon cave (che è molto ben organizzata e “turistica” ma merita una visita). Pochi km dopo avrete la possibilità di nuotare nelle cold spings che purtroppo noi abbiamo dovuto skippare per questioni metereologiche, ma che ci sentiamo di consigliarvi.
Un pranzo veloce (noi ci siamo imbattuti in “the Rock Viewpoint”, di sicuro è un luogo che di Laotiano ha poco e può sembrare turistico, ma la vista è spettacolare e non troverete una taverna tipica da cui osservare questa meraviglia, quindi ve lo consigliamo) e poi subito verso Konglor, perché la strada qui diventa spettacolare e va goduta con calma: tra montagne, risaie, fiumi e villaggi rurali conditi dal tipico sorriso laotiano e le urla divertite dei bambini vi sentirete in una nuova dimensione, e proverete una sana invidia per queste persone che vivono una vita semplice e piena di felicità.
Noi abbiamo alloggiato allo SpringRiver Resort, un eco-lodge che ci sentiamo di consigliarvi al 100% che merita un approfondimento a parte: l’hotel sorge sullo splendido ed immacolato fiume Nam Hinboun, con nulla intorno se non il canto degli uccellini e lo scorrere dell’acqua, la maggior parte dei bungalow vi offrirà una splendida vista e vi sentirete in una fiaba.
La famiglia proprietaria è però il vero pezzo forte: lui svizzero e le thailandese, si sono conosciuti in viaggio ed hanno deciso di stabilizzarsi in questo splendido angolo di mondo che è Konglor e dedicare la loro vita allo sviluppo sostenibile dell’area: tra organizzazione di attività naturali, sostegno ai locals (vedrete tanti bambini della zona studiare e fare colazione all’interno dell’hotel) e protezione del parco naturale avrete la sensazione di trovarvi di fronte persone uniche, quella categoria di uomini che il mondo necessita per migliorare. Sostenete questo magnifico luogo e la missione dei loro proprietari.
Il prezzo è più elevato (circa 25-30 euro a persona per notte in low season) ma li vale tutti. Vi offriranno inoltre la possibilità di esplorare in kayak autonomamente il fiume, facendovi cullare dalla corrente e dai versi degli animali, vi sembrerà di essere in paradiso credeteci.
Takhek loop: giorno 4, Konglor Cave e ritorno a Vientiane
L’ultimo giorno nel loop lo abbiamo utilizzato per visitare la meravigliosa Konglor cave, si tratta della caverna navigabile più grande al mondo e la magnificenza è che non è ancora inflazionata ed invasa dai turisti, vi sorprenderà. Noi abbiamo avuto la fortuna di visitarla durante un blackout il che ha reso il tutto più naturale (e spettrale) e soprattutto eravamo completamente da soli!
Nei dintorni vi sono anche altre caverne che meritano una visita (se alloggiate presso lo SpringRiver Resort avrete la possibilità di essere guidati attraverso tutte queste chicche), ma purtroppo noi non avendo potuto fare il kayak il giorno precedente a causa dell’orario abbiamo deciso di dedicare le 3-4 ore rimanenti a questa attività.
Dopodiché ci siamo incamminati per Vientiane, da cui abbiamo preso il volo di ritorno il mattino successivo.
Alla fine di questo viaggio l’unica cosa che possiamo dirvi è: Andate in Laos! Godetevelo in ogni suo angolo, in ogni suo sorriso, in ogni suo SABAIDEEE. Godetevi la meraviglia di questa terra unica e ancora immacolata, fatelo prima che il turismo di massa arrivi anche qui.
Dopo svariati anni in giro per le mete più gettonate e conosciute del sud-est asiatico (Indonesia, Thailandia, Vietnam), abbiamo deciso di esplorare quella che è la vera gemma nascosta dell’Indocina: il Laos.
Il Laos è un po’ come un bambino, un bambino che non ha ancora vissuto le esperienze necessarie per svilupparsi, non ha ancora assimilato tutte le costruzioni sociali dei paesi circostanti.
Il Laos non ti parlerà in “turistese” quando cercherai le tue accomodations, non ti assisterà nell’organizzazione del trasporto ma anzi sarai tu a doverti scervellare per capire come muoverti da un luogo all’altro.
Ma il Laos ti sorprenderà con una semplicità capace di arrivare diretta al cuore, con un sorriso sporco di fango accompagnato da un SABAIDEEE (“Ciao” in Laotiano), con una natura bella e grezza e con le sue città bucoliche, spirituali e scandite dalla “vita lenta”.
Il Laos è un paese semplice, incompleto con cui vorresti poterti confrontare con un linguaggio più simile al tuo ma che alla fine, proprio come un bambino, vorresti rimanesse così per sempre.
11 giorni in Laos: l’itinerario in breve
Abbiamo strutturato il nostro viaggio cercando di creare un connubio perfetto tra natura e cultura, per poter comprendere a pieno una cultura complessa ma allo stesso tempo evitare i luoghi più inflazionati ed occidentalizzati.
Siamo atterrati a Luang Prabang, la capitale religiosa del Laos, nonché epicentro del buddhismo Theravada.
Dopo una sola notte a Luang Prabang ci siamo diretti al confine ovest con la Thailandia a Ban Houayxay per la Gibbon Experience, la meravigliosa esperienza turistica sostenibile che ci ha dato la possibilità di trascorrere 2 magnifiche giornate nel Nam Kan National Park e dormire per una notte sulla casa sull’albero più alta al mondo.
Sulla strada del ritorno verso Luang Prabang ci siamo fermati una notte a Luang Namtha, cittadina del nord del Laos (a pochi km dal confine cinese) e casa delle cosiddette hill tribes di varie etnie (come i Lantan, gli Yao, e gli Akha Eko).
Dopo una mezza giornata in moto tra le splendide risaie della zona siamo tornati verso Luang Prabang, dove siamo rimasti 2 notti e 3 giorni per poter godere dell’atmosfera di questa meravigliosa città per poi dirigerci con l’ultimo treno veloce della giornata verso la capitale Vientiane ed iniziare il Takhkek Loop, il roadtrip al centro-sud del paese che ci ha catturato per i rimanenti 4 giorni del viaggio
11 giorni in Laos: Luang Prabang
1. Luang Prabang: come arrivare
Luang Prabang è il principale HUB per visitare il centro-nord del Laos ed i modi per arrivarci sono svariati, il nostro consiglio è di utilizzarlo come punto di ingresso in Laos, skippando la capitale Ventiane che non ha molto da offrire. Noi ci siamo arrivati con un volo diretto da Siem Reap (Cambogia), ma troverete anche numerosi collegamenti diretti con Bangkok.
Qualora non dovesse essere il vostro punto di ingresso nel paese, un’alternativa valida è il treno veloce da Vientiane (circa 2 ore e 30) o Vang Vieng (circa 1 ora).
2. Luang Prabang: come viverla (“cosa fare” non si addice a questo luogo magico)
A Luang Prabang e dintorni le attività sono molte: dalle vicine cascate Kuang Si (che noi non abbiamo visitato per condizioni meteo), agli splendidi templi e le animate viuzze del centro, finendo con la cerimonia del Tak Bat (Alms Giving).
Tuttavia, il nostro consiglio è quello di programmare poco, la città è piccola e capirete da soli dove andare, e potrete godere con più calma della splendida atmosfera perdendovi tra le strade del centro. Ogni angolo avrà qualcosa da mostrarvi: un sorriso sereno di un monaco buddhista, uno splendido scorcio sul Mekong o un maestoso tempio. Tuttavia ci sentiamo di consigliarvi di ritagliare un’oretta per una crociera sul Mekong, preferibilmente verso il tardo pomeriggio, dove il verde delle colline, il dorato dei templi ed il marrone argilloso dell’acqua raggiungono il massimo contrasto.
Capitolo a parte merita quella che è la principale attrazione della città: la cerimonia dell’ Alms Giving una tradizione spirituale antica e profondamente radicata nella cultura laotiana. Ogni mattina all'alba, i monaci buddhisti, vestiti nei loro caratteristici abiti arancioni, camminano in processione lungo le strade principali della città per raccogliere le offerte (alms) dai fedeli. Questi offrono principalmente riso, frutta e altri alimenti, un gesto che rappresenta sia un atto di generosità che di guadagno di meriti spirituali.
La cerimonia inizia intorno alle 5:30 del mattino, quando la città è ancora avvolta nel silenzio e nella tranquillità. Il punto principale della cerimonia è la strada Th Sakkaline (Sakkaline Road). A noi sinceramente non è piaciuta. Per molti è considerato un “must” quando si visita il Laos, ma la verità è che è stato l’unico momento in cui abbiamo percepito gli impatti dell’overtourism durante il nostro viaggio: centinaia di turisti intenti a scattare foto con flash a poca distanza da i monaci trattandoli come fossero fenomeni da baraccone e senza alcun rispetto per un rituale religioso estremamente importante per i laotiani.Il nostro consiglio è quello di parteciparvi, ma aspettando i monaci verso la fine della Sakkaline road, lì, quando i turisti si saranno già stancati, troverete i fedeli laotiani condividere il proprio cibo con i monaci e, soprattutto, i bambini meno fortunati che riceveranno il cibo. Sarà un momento vero ed estremamente toccante e quei visini ve li porterete nel cuore per molto tempo.
11 giorni in Laos: la Gibbon Experience
La Gibbon Experience è un’esperienza magica che vi farà sfrecciare su cavi alti centinaia di metri, vedere i gibboni (se sarete fortunati) e realizzare uno dei sogni che tutti abbiamo avuto da bambini: vivere su una casa sull’albero.Ammetto che eravamo scettici sull’esperienza, sarà stato il nome anglofono o i consigli di numerose guide turistiche, ma eravamo sicuri fosse un’attività estremamente turistica e poco autentica, ma ci sbagliavamo di grosso. In primis Ban Houayxay è un luogo difficile da raggiungere, il che scoraggia numerosi turisti, in più è un’esperienza fisicamente provante e la stagione delle piogge non è la più consigliata. Il mix di questi elementi ha reso i due giorni nel parco nazionale di Nam Kan indimenticabili, mischiando l’adrenalina di sfrecciare su cavi sospesi nel vuoto con la magnifica sensazione di pace e allontanamento dalla realtà provata nella notte sull’albero che spero ci accompagni a lungoAlcuni consigli pratici: la Gibbon Experience va prenotata in anticipo (https://www.gibbonexperience.org/), avrete varie opzioni di tour, (Express tour, Classic Tour e Giant Loop). Noi abbiamo scelto l’Express Tour per ragioni di disponibilità, crediamo che il tempo dedicato all’esperienza sia giusto ma avete molte meno possibilità di vedere i Gibboni (come scritto anche sul sito), quindi vi consiglieremo il “classic tour” (3 giorni e due notti).
La Gibbon Experience: come arrivare
I modi per raggiungere Ban Houayxay de Luang Prabang sono molti e dettagliatamente spiegati nel sito ufficiale (https://www.gibbonexperience.org/frequently-asked-questions/). I principali sono:
- Treno veloce per Nateuy (1:30h) e poi 5 ore di minvan (i minivan pubblici partono ogni mezz’ora circa e purtroppo non c’è modo in loco di fittare un’auto e fare il tragitto autonomamente)
- Bus notturno: circa 17 ore di viaggio
- crociera sul Mekong: durata che varia tra 2 e 3 giorni, con pernottamento a bordo della barca
- Barca veloce: circa 6 ore di navigazione per Luang Prabang. Tuttavia ne parte solo una al giorno e la partenza non è garantita, rendendo l’opzione poco adatta se già avete prenotato e pagato la Gibbon
Noi abbiamo scelto l’opzione treno+van: siamo arrivati ad ora di pranzo a Nateuy ed il van era pronto a partire, le 5 ore di macchina attraversano strade immerse nella natura e vi risulteranno piacevoli.
Per il ritorno vi consigliamo di spezzare il viaggio e regalarvi una giornata tra le splendide colline di Luang Namtha (di cui parleremo nel prossimo paragrafo) o di regalarvi una bella crociera sul Mekong (se tempo a disposizione e condizioni meteo ve lo consentono)
11 giorni in Laos: Luang Namtha
Sulla strada per Luang Prabang, abbiamo deciso di passare una notte a Luang Namtha, cittadina di 20.000 abitanti nel nord-ovest del Laos, immersa in una splendida vallata e caratterizzata dalla convivenza di numerose “hill tribes” (gruppi etnici che rifiutano lo stile di vita “moderno” e hanno fondato comunità che si sostentano con agricoltura di sussistenza ed artigianato). Girare in moto (che si fittano facilmente al centro di Luang Namtha o negli hotel – noi la abbiamo fittata al Tulip Hotel, dove alloggiavamo) per i villaggi locali è un’esperienza estremamente rilassante, che permette di riconciliare la nostra anima occidentale con uno stile di vita ormai dimenticato, il supporto della comunità e la vita all’interno della natura. Prendetevi un’intera giornata per poter godere della bellezza di questo luogo e della serenità che i suoi abitanti infondono. In più Luang Namtha è anche un punto di partenza ideale per esplorare la Riserva Naturale di Nam Ha, grazie alla sua vicinanza a quest'area protetta. La riserva è attraversata da tre affluenti del grande fiume Mekong e copre oltre 2.200 chilometri quadrati di foreste che ospitano più di 300 specie di uccelli e vari mammiferi rari, noi purtroppo non abbiamo avuto tempo a sufficienza per esplorare questo splendido parco naturale, ma vi consigliamo di dedicarvi del tempo (ci hanno parlato molto bene dei tour notturni).
Luang Namtha: come arrivare
Noi siamo arrivati a Luang Namtha da Ban Houayxay per spezzare il viaggio di ritorno tra la Gibbon Experience e ci siamo arrivati con il bus notturno che collega Houayxay a Luang Prabang, parte alle 17:30 (subito dopo aver terminato la Gibbon, avrete anche tempo per una doccia rapida negli spogliatoi appositi) dalla stazione di bus di Houayxay e per arrivare a Luang Namtha impiegherete circa 5 ore.
Diciamo che il bus notturno Laotiano è una esperienza da fare, sicuramente è un mezzo di trasporto “local” che vi consiglio di provare, e resterete piacevolmente sorpresi dalla pulizia
11 giorni in Laos: Takhek Loop
Il Thakek loop è un roadtrip di circa 450 km al centro-sud del Laos (la città di Takhek, da cui parte il loop, si trova a circa 350 km da Vientiane) della durata di 3.5 giorni (noi lo abbiamo fatto in 4 giorni e 3 notti e crediamo sia il tempo perfetto da dedicargli) che vi porterà attraverso risaie, montagne, grotte, cascate e villaggi caratterizzati da un umanità debordante, uno stile di vita estremamente “laotiano” e rilassato che vi faranno mettere in dubbio tutti i principali fondamenti della società occidentale.
Takhek Loop: come arrivare
I modi per raggiungere Takhek (cittadina da cui parte il loop) sono tre:
- In auto da Vientiane (circa 6 ore di guida)
- In bus da Vientiane (partono 2 bus al giorno, durata del viaggio è superiore all’auto e sono circa 7:30 ore)
- Aereo + bus: aereo fino a Savannakhet (parte da Vientiane e impiega circa 1:10) e poi un autobus di circa 3 ore
Noi abbiamo scelto la prima opzione, abbiamo fittato un pick-up all’americana e ci siamo avventurati verso Takhek, poi abbiamo fatto il loop direttamente in auto. Ogni guida vi consiglierà di farlo in moto, ma noi avendo dei vincoli di tempo e trovandoci in piena stagione delle piogge abbiamo preferito farlo in pick-up ed è stata la miglior scelta che potessimo fare: il pick-up ci ha permesso di avventurarci offroad e scoprire scorci e piscine naturali meravigliose, ci ha dato la possibilità di sdraiarci sul retro ad osservare le stelle e, dandoci la possibilità di guidare di notte, ci ha reso più autonomi e rilassati nel gestire le varie tappe, potendo godere di ogni fermata senza mai avere la pressione dell’orologio. Pertanto, vi racconteremo un loop “inusuale” svolto a bordo di quella splendida auto che ci ha portato tanti bei ricordi.
Takhek Loop: come gestire le varie tappe ed i giorni
Il consiglio generale è iniziare il loop da Takhek e svolgerlo in senso antiorario, così da terminarlo a Konglor (il vero pezzo forte del giro), in più, se non avete affittato le moto a Takhek ma arrivate in auto direttamente da Vientiane, risparmierete la ripetizione del tratto che va da Vieng Kham a Takhek (tratto che già avrete fatto e che non è altro che una superstrada).
Tutte le guide che troverete sul web vi elencheranno una miriade di cascate, grotte e piscine naturali da esplorare, suggerendovi di fermarvi ogni 30 km per entrare in luoghi estremamente turistici il cui 90% degli stessi vi mostrerà ben poco del Laos e vi sembrerà di essere in Europa, con zipline, negozi di souvenir e bar.
Noi di Macondo le cose le facciamo diversamente e crediamo che ciò che più ci ha emozionato del loop siano state le improvvisazioni, il lanciarci alla scoperta di piccoli sentieri secondari, l’esplorare villaggi e parlare con i locals, ed il bello (ed anche il brutto all’ora di scrivere un blog) è che molti di questi luoghi non hanno un nome. Pertanto, ci limiteremo a raccontarvi la gestione delle tappe/giorni a disposizione, le accomodations ed alcuni luoghi che sono un MUST, per il resto vi chiediamo di godervi la libertà che solo un roadtrip in paesi come il Laos può darvi.
Takhek Loop: giorno 1, l’arrivo a Takhek
Come vi raccontavamo, noi siamo arrivati a Thakek direttamente da Vientiane in auto ed abbiamo fatto il tratto che va da Vieng Kham a Takhek il giorno stesso dell’arrivo. Sinceramente non abbiamo molti consigli su questo tratto di strada che non è altro che una superstrada con poche attività e parecchio traffico.
Vi consigliamo di arrivare a Thakek prima del tramonto per poter godere di uno splendido cielo in fiamme che si riflette sul Mekong con vista sul confine thailandese, noi optammo per una sessione di jogging con birretta premiante alla fine dell’allenamento, poi un immancabile massaggio e poi subito a dormire per poter iniziare il nostro roadtrip di buon mattino.
Per quanto riguarda l’alloggio: Takhek non ha moltissime accomodations da offrire, noi abbiamo optato per l’ Inthira Thakek, hotel in stile molto retró al centro della piazza principale, una buona soluzione low-cost
Takhek loop: giorno 2, da a Takhek a Tha Lang
I primi 100 km del loop sono estremamente ricchi di attività tra caverne (Buddha Cave, Elephant cave e Xieng Liab e Pha Nya Inh) e piscine naturali (Tha Falang)Il nostro consiglio è di fermarvi soprattutto alla Xieng Liab, una grotta che ha al suo interno una splendida piscina naturale dove potrete fare il bagno, noi purtroppo non abbiamo potuto goderne perché a causa delle piogge l’acqua era troppo alta e l’accesso bloccato.
Ma uscendo dai luoghi più “turistici” ci siamo trovati davanti ad uno spettacolo unico: nei pressi di Tha Falang ci siamo addentrati nelle stradine sterrate con il nostro amato pick-up, fino a giungere ad una meravigliosa laguna circondata da montagne a picco, il tutto in religioso silenzio e con solo due splendidi cagnolini intenti a fare il bagno mattutino. Quell’ora passata davanti a questo luogo spettacolare senza nome di battesimo è stato uno di quei momenti che ti riconciliano con la vita e l’impossibilità di fornirvi indicazioni più precise farà sì che voi stessi possiate godere della splendida sorpresa quando vi addentrerete tra le stradine.
Dopo un pranzo con vista su risaie nei pressi di Nakai abbiamo iniziato il nostro tragitto verso Tha Lang immergendosi nello splendore del Hammouane Limestone National Biodiversity Conservation Area, una zona meravigliosa ricoperta da foreste, risaie e splendide montagne carsiche, per poi divenire una sorta di “natura morta” estremamente suggestiva man mano che vi avvicinate a Tha Lang: qui noterete che le foreste sono state inondate nel corso degli anni, dando vita a uno scenario unico caratterizzato da tronchi che spuntano dai laghi.
Durante quest’ultimo tratto di strada ci è sembrato come se la natura e la vita volessero farci un regalo: insieme al colore rosso fuoco delle nuvole vicino all’acqua si è stagliato un meraviglioso arcobaleno che ha reso ancor più unica la combinazione di colori.
Per quanto concerne l’alloggio a Tha Langh noi siamo andati al Phosy Thalang, complesso di bungalow sul fiume gestito da una famiglia locale, lo scenario è unico e vi daranno la possibilità di fare il bagno nel lago o di fittare un kayak, quella serata è stata meravigliosa anche grazie alle chiacchierate con Lanoi e Pai che ci hanno spiegato dettagli unici sulla cultura laotiana.
Takhek loop: giorno 3, da a Takhek a Konglor
Per quanto riguarda il giorno 3 il nostro consiglio è svegliarsi di buon mattino per un bagno all’alba nelle acque di fronte a Tha Lang, piacevole rinvigorente, e se avete tempo vi consigliamo di fare anche un giro in Kayak, il paesaggio circostante è meraviglioso e l’acqua piatta che si confonde con il cielo unita al silenzio più totale vi regaleranno un’esperienza ZEN.
Dopo aver fatto colazione noi ci siamo incamminati verso Konglor ed abbiamo fatto tappa alla Dragon cave (che è molto ben organizzata e “turistica” ma merita una visita). Pochi km dopo avrete la possibilità di nuotare nelle cold spings che purtroppo noi abbiamo dovuto skippare per questioni metereologiche, ma che ci sentiamo di consigliarvi.
Un pranzo veloce (noi ci siamo imbattuti in “the Rock Viewpoint”, di sicuro è un luogo che di Laotiano ha poco e può sembrare turistico, ma la vista è spettacolare e non troverete una taverna tipica da cui osservare questa meraviglia, quindi ve lo consigliamo) e poi subito verso Konglor, perché la strada qui diventa spettacolare e va goduta con calma: tra montagne, risaie, fiumi e villaggi rurali conditi dal tipico sorriso laotiano e le urla divertite dei bambini vi sentirete in una nuova dimensione, e proverete una sana invidia per queste persone che vivono una vita semplice e piena di felicità.
Noi abbiamo alloggiato allo SpringRiver Resort, un eco-lodge che ci sentiamo di consigliarvi al 100% che merita un approfondimento a parte: l’hotel sorge sullo splendido ed immacolato fiume Nam Hinboun, con nulla intorno se non il canto degli uccellini e lo scorrere dell’acqua, la maggior parte dei bungalow vi offrirà una splendida vista e vi sentirete in una fiaba.
La famiglia proprietaria è però il vero pezzo forte: lui svizzero e le thailandese, si sono conosciuti in viaggio ed hanno deciso di stabilizzarsi in questo splendido angolo di mondo che è Konglor e dedicare la loro vita allo sviluppo sostenibile dell’area: tra organizzazione di attività naturali, sostegno ai locals (vedrete tanti bambini della zona studiare e fare colazione all’interno dell’hotel) e protezione del parco naturale avrete la sensazione di trovarvi di fronte persone uniche, quella categoria di uomini che il mondo necessita per migliorare. Sostenete questo magnifico luogo e la missione dei loro proprietari.
Il prezzo è più elevato (circa 25-30 euro a persona per notte in low season) ma li vale tutti. Vi offriranno inoltre la possibilità di esplorare in kayak autonomamente il fiume, facendovi cullare dalla corrente e dai versi degli animali, vi sembrerà di essere in paradiso credeteci.
Takhek loop: giorno 4, Konglor Cave e ritorno a Vientiane
L’ultimo giorno nel loop lo abbiamo utilizzato per visitare la meravigliosa Konglor cave, si tratta della caverna navigabile più grande al mondo e la magnificenza è che non è ancora inflazionata ed invasa dai turisti, vi sorprenderà. Noi abbiamo avuto la fortuna di visitarla durante un blackout il che ha reso il tutto più naturale (e spettrale) e soprattutto eravamo completamente da soli!
Nei dintorni vi sono anche altre caverne che meritano una visita (se alloggiate presso lo SpringRiver Resort avrete la possibilità di essere guidati attraverso tutte queste chicche), ma purtroppo noi non avendo potuto fare il kayak il giorno precedente a causa dell’orario abbiamo deciso di dedicare le 3-4 ore rimanenti a questa attività.
Dopodiché ci siamo incamminati per Vientiane, da cui abbiamo preso il volo di ritorno il mattino successivo.
Alla fine di questo viaggio l’unica cosa che possiamo dirvi è: Andate in Laos! Godetevelo in ogni suo angolo, in ogni suo sorriso, in ogni suo SABAIDEEE. Godetevi la meraviglia di questa terra unica e ancora immacolata, fatelo prima che il turismo di massa arrivi anche qui.