Storie di Viaggio
20/9/2024

Il Marocco e’ l’estensione geografica di una poesia

Carolyn Benizio
Carolyn Benizio
Redazione Macondo
Carolyn Benizio
Carolyn Benizio
Redazione Macondo

Ho avuto il mio primo colpo di fulmine in Marocco

La mia prima volta in Marocco è stata una scommessa. il primo viaggio in un paese musulmano, il primo viaggio in Africa e il primo viaggio con un ragazzo che ritenevo essere l’incarnazione del principe Eric di Ariel. Ho passato cinque giorni a Marrakech ingozzandomi gli occhi di meraviglie, vivendo una favola di colori, suoni, odori . Non esagero se dico che appena ho messo piede in questa terra, ho sentito scorrere la poesia nel mio corpo e ho capito di essermi innamorata a prima vista. Purtroppo il mio principe si è trasformato in un viscido ranocchio, ma nonostante ciò è stato uno dei viaggi più belli della mia vita e nelle prossime righe cercherò di farvi osservare, immaginare, assaporare, ciò che ho vissuto io nelle mie varie visite alla perla del Nord Africa.

Moschea di Casablanca

Faccio merenda con 20 centesimi in Marocco

il Marocco per chi proviene dall’occidente risulta essere un paese poco costoso che allo stesso tempo offre un affaccio sul mondo arabo e ricompensa gli esploratori a suon di colori, profumi, sapori ed esperienze mozzafiato. Per intenderci, nella capitale, ho mangiato abbondanti antipasti, un piatto principale, il dolce e l’immancabile tè a poco meno di 10 euro. Per le strade, con venti centesimi, ho fatto merenda per un’estate intera con le msmen o con un euro, mangiavo un panino farcito. Ho fatto un giro sul cammello e cenato nel deserto Agafay tra danze e musiche, alle porte di Marrakech, spendendo circa 20 euro. Se sei adattabile come me è possibile pernottare in una delle città più famose come Marrakech, Casablanca, Chefchaouen, etc.. con soli 8 euro a notte, colazione inclusa. Se non ti ho convinto già così, prosegui la lettura.

Mi perdo nel souk tra una negoziazione e l’altra

Sarà che uno dei miei comfort movie è Sex and City, ma io trovo che i souk siano dei luoghi incantati. i souk del Marocco sono labirinti affascinanti di cultura e commercio. Oltre alle meraviglie visive e olfattive, visitare un souk è il modo migliore per entrare in contatto con le persone locali. il mio preferito è quello di Rabat in quanto, nonostante la regola che predilige il caos, risulta più ordinato rispetto a quello, a mio avviso troppo “costruito per i turisti”, di Marrakech. Dalle 10 del mattino alle 2 di notte circa, il souk è un pullulare di merci, persone e voci e non puoi non essere felice nel comprare qualunque tipo di oggetto, anche quello che non userai ma che hai preso spinta dall’ energia travolgente che vi si respira. La parte più divertente del fare acquisti nei souk è la contrattazione, che è appunto parte integrante della cultura, un vero e proprio pezzo di tradizione. E allora sei li che ti avvicini al bancone delle spezie e il commerciante sorride perchè sei una turista e non tutti i turisti sanno che la negoziazione è d'obbligo, altrimenti rischi di pagare più del doppio del reale valore del prodotto. E proprio lì, avviene la magia. “Bch-hal?“ quanto costa? Chiedo, mentre il mio “khuya”, Fratello, mi fissa con un’espressione che è un misto tra stupore e approvazione. Mentre scruta la sua rivale nei giochi, risponde appunto dicendomi il prezzo al quale, io controbatto con un sonoro “laaaa, bezaf”, “ no è troppo caro” e dunque le danze hanno inizio. Io offro la metà del prezzo, lui poco meno di ciò che mi ha proposto inizialmente e così, in un apparentemente eterno tiro alla fune, tra tira e molla, molla e tira, si arriva a un punto di incontro. Ovviamente tutto ciò non prima che io faccia finta di andare via e venga poi rincorsa dal mio amico venditore. Siamo entrambi felici di ciò che portiamo a casa. Io un bel sacchetto di zafferano e curcuma comprato a prezzo “quasi amico” e non a prezzo “turista”, lui un ricavo maggiore della media e la felicità di aver incontrato una “non locale” che parla la sua lingua.

Souk di Fes

 Mi sono ubriacata di cibo e di Whiskey berbero

Ovviamente il Marocco è un’esplosione di sapori, spezie e colori. Tra insalate super colorate, verdure di ogni tipo (ho mangiato delle carote alla cannella che vi giuro manco Cracco), frutta deliziosa, direi che la cucina marocchina risulta molto salutare, se non fosse per i dolci pieni colmi di miele o i biscotti alla pasta di mandorla, che rispecchiano una golosità diversa dalla nostra, molto più devota al puro sapore dolce. Il cous cous è un piatto che si trova su ogni tavola e che richiede molto lavoro di preparazione in quanto, la sgranatura del semolino, avviene a mani nude quando risulta ancora molto caldo. Se chiedi in giro, le donne marocchine ti mostreranno ben volentieri come cucinarlo perfettamente, cosÍ come è successo a me che mi sono ritrovata a casa di Meryem a seguire tutto il processo di preparazione del piatto. Tra le prelibatezze a me più care ci sono le msmen, una sorta di crepes sfogliate servite o con del formaggio spalmabile o con del miele o con della nocciolata (per accontentare I gusti occidentali) o con dell’ amlou, una miscela di miele, olio di argan e mandorle che amo definire “il nettare degli dei corretto”.  Infine (si fa per dire eh, potrei raccontarti di tanti altri piatti come quando ho mangiato a casa di uno sconosciuto interiora di capra), il famoso tè marocchino. Durante un viaggio alla Paradise Valley, vicino Agadir ( ho anche surfato se te lo stai chiedendo), ho avuto modo di sedermi accanto a Omar e osservare tutto il rito di preparazione, una danza di braccia che versano e rimescolano più e più volte al fine di estrarre tutta la freschezza delle foglioline di tè e di menta che viene poi controbilanciata da una montagna di zucchero alta quanto l’ Everest. Omar, mi spiega poi che in Marocco il tè lo si beve dalle 20 alle 30 volte al giorno ( anche d’estate) ed è chiamato letteralmente “Whiskey Berbero”. La cerimonia di preparazione si conclude con Omar che versa la bevanda, alzando la teiera sempre più in alto e riversandola per tre volte nell’utensile di metallo affinchè il gusto acquisti ancora più corposità ( e guai ad usare un cucchiaino, potrebbe rovinare tutto il lavoro fatto). E io lo guardo con occhi spalancati perché è tutto cosÍ semplice ma allo stesso tempo incredibilmente perfetto.

Pranzo a Rabat

In Marocco ho visto per la prima volta un treno senza porte

Devo ammetterlo, quando mi sono trasferita in Marocco l’anno scorso, avevo qualche timore sui mezzi di trasporto ma devo dire che, facendo il paragone con Monaco, città in cui vivo ora, pagherei oro per avere la linea di treni di Rabat. Fondamentalmente ci si può spostare in treno, in autobus o in taxi, a seconda di dove si vuole andare. Lungo la costa, da Casablanca a Tetouan e dal nord fino a Marrakech, Fes o Meknes, il treno è la soluzione migliore. Per qualche strana ragione, oltre queste città la linea ferroviaria si ferma per cui, per raggiungere Essaouira ( e ti racconto pure di quando ho campeggiato li sulle scogliere) o Agadir, la soluzione migliore e più economica è prendere un autobus che in circa 8 ore ti porta a destinazione. E ti assicuro che ne vale assolutamente la pena, non solo per la meta ma per il viaggio di per sé. Prendendo il bus durante la notte ho avuto modo di guardare uno dei cieli più assurdi della mia vita in cui pareva che qualcuno avesse deciso di spruzzare tutte le stelle della galassia esattamente li. Tornando al discorso treni, beh questi sono un po una roulette russa nel senso che tanto ti può capitare il treno super nuovo e tecnologico, pregno dei soldi che il governo ha stanziato per migliorare le linee ferroviarie, tanto il treno old fashion, senza porte, né posti, ne aria condizionata ( e la sauna è in omaggio). Per gli spostamenti di tratta breve – media la cosa migliore è utilizzare Careem, una sorta di Heetch dei tempi d’oro per chi ha vissuto a Milano, un taxi low low cost per chi non sa di cosa sto parlando. Per intenderci con Careem facevo mezz’ora di auto a 5 euro, per intenderci ancora meglio a Milano per mezz’ora sto prezzo non lo trovi manco nei film di fantascienza. Io ho preferito Careem ai taxi perchè per quanto puoi conoscere la lingua, per quanto puoi travestirti da local, avrai sempre stampato in fronte la parola “turista” e lo scam è dietro l’angolo. Tra le truffe comuni c’è il tassista che cerca di concordare prima della corsa un prezzo forfettario che sa essere maggiorato rispetto a quello effettivo e, una volta salito sul taxi, non accenderà il tassametro (anche se per legge è obbligatorio). Avoja a litigarci, ti diranno che o è rotto o che per i turisti non lo accendono, perderai la voglia di litigare perchè tanto il prezzo comunque è ragionevole e finirai per essere vittima consapevole della truffa. Ovviamente questa non è una regola ma solo un monito per stare attenti (qui ti racconto di tutte le altre cose a cui devi prestare attenzione). Infine, per le zone più ostiche e remote la scelta può ricadere o sul noleggio di un'auto o sul fare affidamento a viaggi organizzati. Se sei intrepido come me l’autostop può essere un’ ultima spiaggia. In posti come Meknes, in cui non circolano troppi taxi, è abbastanza comune farlo (se sei curioso qua ti racconto di quando ho fatto autostop per vedere delle rovine romane in Marocco).

Autostop a Meknes

Ho dormito ovunque in Marocco e ho scoperto che le stelle non si possono contare tutte

In Marocco, meno mura ci sono attorno e più bello sarà il posto in cui dormire. Mi spiego. Soggiornare in hotel non vale assolutamente la pena, manco se fosse il Burj Al Arab. Dai Riad agli ostelli, ai campeggi, tutte opzioni che permettono di immergersi completamente nella cultura locale. Partiamo dai Riad. I Riad sono costruzioni tipiche marocchine con un giardino interno ( e di solito anche una piscina rinfrescante). I colori che spesso ricordano il mare e la natura hanno un potere straordinariamente rilassante e le decorazioni in stile arabo sono di una bellezza incredibile. A Marrakech il Riad Fabiola è tra i più belli in cui sia stata sia per quanto riguarda il posto di per sé che per il personale che abbraccia totalmente la cultura dell’ospitalità marocchina. E proprio quest’ultima è una delle cose che amo di più e che mi ricorda tanto casa. L’ospitalità in Marocco è sacra e l’ospite viene sempre trattato come uno di famiglia. Non è strano infatti trovare anche sulle piattaforme di viaggio online camere in case vere e proprie, messe a disposizione ad un prezzo bassissimo, per chi ha bisogno di un tetto per la notte. Passiamo poi agli ostelli. Durante una gita a Fes, mi sono ritrovata a prenotare al Sendis Dar hostel, un ostello senza troppe pretese. è stato uno dei soggiorni più magici in assoluto. La proprietaria che ci ha accolti ci ha subito fatti sentire a casa e, tra una chiacchiera e l’altra, ci siamo raccontate le vite e i sogni davanti ad una tazza di tè. Ricordo bene un pensiero che mi è passato per la mente. Il Popolo marocchino, così come quella ragazza, ha l’abilità di trasformare la semplicità della genuinità in qualcosa di straordinario. Infine, come altra opzione c’è il campeggio. Io ho avuto la fortuna di aver campeggiato in tenda sia sulle scogliere di un paese vicino a Essaouira, in cui il suono delle onde era l’ultimo sussurro della notte e la prima melodia del mattino, sia nel deserto del Merzouga che, ancora oggi dopo 4 anni e tanti viaggi, rimane una delle esperienze più belle della mia vita (anche se ho quasi calpestato uno scorpione a piedi nudi). Il vento caldo che mi sfiorava la pelle, sembrava un amante in attesa di dare il primo bacio. Il crepitio del falò che accompagnava le percussioni della musica berbera scandiva il ritmo delle risate e delle chiacchiere. La sabbia calda sotto i piedi e le stelle che affogavano in un cielo così terso da sembrare il riflesso della terra dunosa. Il giorno seguente, l’alba si affacciava timida ma densa di colori, emergendo dietro le dune in lontananza. E chi se ne frega se le guide mi avevano svegliato alle 5 al suono di “yallah yallah wake up people”, tutto sembrava poesia. E di fatto lo è, non c’è nessuna cornice in questa descrizione, solo il quadro di una natura così diversa a quella a cui ero abituata.

Alba nel deserto di Merzouga
Riad

Ho portato mia nonna di quasi ottant’anni in giro per il Marocco

Qualcosa che diamo sempre per scontato è l’accessibilità dei posti per persone che hanno disabilità. Qualche anno fa volevo portare Antonio, il mio amico in carrozzina ad Agadir ma non sono riuscita a convincerlo perché spaventato al pensiero di avere problemi negli spostamenti. Col senno di poi ha fatto bene? “sni”. Sicuramente è vero che molti luoghi sono poco accessibili, a volte addirittura intere città non lo sono. Chefchaouen, con I suoi sali e scendi ne è un esempio, Marrakech con i suoi vicoli stretti pure, Casablanca con le strade non propriamente asfaltate in alcuni punti anche. Ma è qui che viene il bello, qualunque difficoltà tu possa avere, ci sarà sempre qualcuno che cercherà di aiutarti (e non chiederà necessariamente soldi in cambio). L’anno scorso ho deciso di portare mia nonna di 76 anni con problemi di deambulazione in un road trip in Marocco e l’obiettivo era proprio quello di non farle mancare nulla e di farle vivere l’esperienza più completa. E cosÍ abbiamo girato Marrakech in tuk tuk infilandoci tra i vicoli stretti e colorati a bordo di questo mezzo a metà tra una bici ed un carretto; siamo saliti sulle dune nel deserto di Agafay grazie ad un signore che si è offerto di portare nonna sul quad mentre noi procedevamo a piedi; abbiamo visitato Chefchaouen facendo sedere nonna ogni tanto grazie alla gentilezza dei mercanti che ci offrivano delle sedie. Infine, uno dei ricordi più belli che porto con me è quello di Amine, il ragazzo che lavorava nel riad Dar Chefchaouen che da li mi ha aiutata a portare nonna a braccetto fino alla piazza centrale della città, tra salite e discese, chiacchiere, pause. E parlando del più è del meno, di letteratura, di Dan Brown (Amine stava scrivendo una tesi universitaria sul Codice Da Vinci), siamo arrivati a destinazione e ci siamo seduti ad un bar. Nonna rallegrata dalla passeggiata che sembrava impossibile ma che alla fine era stata piacevole, ha preso la mano di Amine e gli ha dato una mazzetta dicendogli di prendere quei soldi come se fosse un suo nipote. Abbiamo dovuto pregare Amine per prenderli. Non era obbligato ad aiutarci, non era obbligato ad iniziare il suo turno in anticipo e a sudare sotto i 45 gradi all’ombra che c’erano quel giorno. Per non offendere nonna che sembrava non smuoversi li ha accettati e ci ha salutate. Dopo 10 minuti è tornato di corsa portando con sé una copia di Origin di Dan Brown che mi ha regalato e per me quello resta il souvenir più bello di tutti. Quindi no il Marocco non è accessibile ovunque ma le persone fanno magie. 

Cena nel deserto di Agafay

Conclusione

E che ti devo di ancora, se non ti sei innamorato già allora ti tocca solo prenotare un viaggio in questa terra incantata, in cui oltre ai luoghi assurdi, la differenza la fanno le persone. Magari evita Luglio e Agosto per visitare Marrakech se non vuoi sbattere a terra dal caldo ma, per il resto, sono sicura che in qualunque periodo andrai, riuscirai a scovare un pezzo di meraviglia che porterai con te per sempre. Beslama!

Ho avuto il mio primo colpo di fulmine in Marocco

La mia prima volta in Marocco è stata una scommessa. il primo viaggio in un paese musulmano, il primo viaggio in Africa e il primo viaggio con un ragazzo che ritenevo essere l’incarnazione del principe Eric di Ariel. Ho passato cinque giorni a Marrakech ingozzandomi gli occhi di meraviglie, vivendo una favola di colori, suoni, odori . Non esagero se dico che appena ho messo piede in questa terra, ho sentito scorrere la poesia nel mio corpo e ho capito di essermi innamorata a prima vista. Purtroppo il mio principe si è trasformato in un viscido ranocchio, ma nonostante ciò è stato uno dei viaggi più belli della mia vita e nelle prossime righe cercherò di farvi osservare, immaginare, assaporare, ciò che ho vissuto io nelle mie varie visite alla perla del Nord Africa.

Moschea di Casablanca

Faccio merenda con 20 centesimi in Marocco

il Marocco per chi proviene dall’occidente risulta essere un paese poco costoso che allo stesso tempo offre un affaccio sul mondo arabo e ricompensa gli esploratori a suon di colori, profumi, sapori ed esperienze mozzafiato. Per intenderci, nella capitale, ho mangiato abbondanti antipasti, un piatto principale, il dolce e l’immancabile tè a poco meno di 10 euro. Per le strade, con venti centesimi, ho fatto merenda per un’estate intera con le msmen o con un euro, mangiavo un panino farcito. Ho fatto un giro sul cammello e cenato nel deserto Agafay tra danze e musiche, alle porte di Marrakech, spendendo circa 20 euro. Se sei adattabile come me è possibile pernottare in una delle città più famose come Marrakech, Casablanca, Chefchaouen, etc.. con soli 8 euro a notte, colazione inclusa. Se non ti ho convinto già così, prosegui la lettura.

Mi perdo nel souk tra una negoziazione e l’altra

Sarà che uno dei miei comfort movie è Sex and City, ma io trovo che i souk siano dei luoghi incantati. i souk del Marocco sono labirinti affascinanti di cultura e commercio. Oltre alle meraviglie visive e olfattive, visitare un souk è il modo migliore per entrare in contatto con le persone locali. il mio preferito è quello di Rabat in quanto, nonostante la regola che predilige il caos, risulta più ordinato rispetto a quello, a mio avviso troppo “costruito per i turisti”, di Marrakech. Dalle 10 del mattino alle 2 di notte circa, il souk è un pullulare di merci, persone e voci e non puoi non essere felice nel comprare qualunque tipo di oggetto, anche quello che non userai ma che hai preso spinta dall’ energia travolgente che vi si respira. La parte più divertente del fare acquisti nei souk è la contrattazione, che è appunto parte integrante della cultura, un vero e proprio pezzo di tradizione. E allora sei li che ti avvicini al bancone delle spezie e il commerciante sorride perchè sei una turista e non tutti i turisti sanno che la negoziazione è d'obbligo, altrimenti rischi di pagare più del doppio del reale valore del prodotto. E proprio lì, avviene la magia. “Bch-hal?“ quanto costa? Chiedo, mentre il mio “khuya”, Fratello, mi fissa con un’espressione che è un misto tra stupore e approvazione. Mentre scruta la sua rivale nei giochi, risponde appunto dicendomi il prezzo al quale, io controbatto con un sonoro “laaaa, bezaf”, “ no è troppo caro” e dunque le danze hanno inizio. Io offro la metà del prezzo, lui poco meno di ciò che mi ha proposto inizialmente e così, in un apparentemente eterno tiro alla fune, tra tira e molla, molla e tira, si arriva a un punto di incontro. Ovviamente tutto ciò non prima che io faccia finta di andare via e venga poi rincorsa dal mio amico venditore. Siamo entrambi felici di ciò che portiamo a casa. Io un bel sacchetto di zafferano e curcuma comprato a prezzo “quasi amico” e non a prezzo “turista”, lui un ricavo maggiore della media e la felicità di aver incontrato una “non locale” che parla la sua lingua.

Souk di Fes

 Mi sono ubriacata di cibo e di Whiskey berbero

Ovviamente il Marocco è un’esplosione di sapori, spezie e colori. Tra insalate super colorate, verdure di ogni tipo (ho mangiato delle carote alla cannella che vi giuro manco Cracco), frutta deliziosa, direi che la cucina marocchina risulta molto salutare, se non fosse per i dolci pieni colmi di miele o i biscotti alla pasta di mandorla, che rispecchiano una golosità diversa dalla nostra, molto più devota al puro sapore dolce. Il cous cous è un piatto che si trova su ogni tavola e che richiede molto lavoro di preparazione in quanto, la sgranatura del semolino, avviene a mani nude quando risulta ancora molto caldo. Se chiedi in giro, le donne marocchine ti mostreranno ben volentieri come cucinarlo perfettamente, cosÍ come è successo a me che mi sono ritrovata a casa di Meryem a seguire tutto il processo di preparazione del piatto. Tra le prelibatezze a me più care ci sono le msmen, una sorta di crepes sfogliate servite o con del formaggio spalmabile o con del miele o con della nocciolata (per accontentare I gusti occidentali) o con dell’ amlou, una miscela di miele, olio di argan e mandorle che amo definire “il nettare degli dei corretto”.  Infine (si fa per dire eh, potrei raccontarti di tanti altri piatti come quando ho mangiato a casa di uno sconosciuto interiora di capra), il famoso tè marocchino. Durante un viaggio alla Paradise Valley, vicino Agadir ( ho anche surfato se te lo stai chiedendo), ho avuto modo di sedermi accanto a Omar e osservare tutto il rito di preparazione, una danza di braccia che versano e rimescolano più e più volte al fine di estrarre tutta la freschezza delle foglioline di tè e di menta che viene poi controbilanciata da una montagna di zucchero alta quanto l’ Everest. Omar, mi spiega poi che in Marocco il tè lo si beve dalle 20 alle 30 volte al giorno ( anche d’estate) ed è chiamato letteralmente “Whiskey Berbero”. La cerimonia di preparazione si conclude con Omar che versa la bevanda, alzando la teiera sempre più in alto e riversandola per tre volte nell’utensile di metallo affinchè il gusto acquisti ancora più corposità ( e guai ad usare un cucchiaino, potrebbe rovinare tutto il lavoro fatto). E io lo guardo con occhi spalancati perché è tutto cosÍ semplice ma allo stesso tempo incredibilmente perfetto.

Pranzo a Rabat

In Marocco ho visto per la prima volta un treno senza porte

Devo ammetterlo, quando mi sono trasferita in Marocco l’anno scorso, avevo qualche timore sui mezzi di trasporto ma devo dire che, facendo il paragone con Monaco, città in cui vivo ora, pagherei oro per avere la linea di treni di Rabat. Fondamentalmente ci si può spostare in treno, in autobus o in taxi, a seconda di dove si vuole andare. Lungo la costa, da Casablanca a Tetouan e dal nord fino a Marrakech, Fes o Meknes, il treno è la soluzione migliore. Per qualche strana ragione, oltre queste città la linea ferroviaria si ferma per cui, per raggiungere Essaouira ( e ti racconto pure di quando ho campeggiato li sulle scogliere) o Agadir, la soluzione migliore e più economica è prendere un autobus che in circa 8 ore ti porta a destinazione. E ti assicuro che ne vale assolutamente la pena, non solo per la meta ma per il viaggio di per sé. Prendendo il bus durante la notte ho avuto modo di guardare uno dei cieli più assurdi della mia vita in cui pareva che qualcuno avesse deciso di spruzzare tutte le stelle della galassia esattamente li. Tornando al discorso treni, beh questi sono un po una roulette russa nel senso che tanto ti può capitare il treno super nuovo e tecnologico, pregno dei soldi che il governo ha stanziato per migliorare le linee ferroviarie, tanto il treno old fashion, senza porte, né posti, ne aria condizionata ( e la sauna è in omaggio). Per gli spostamenti di tratta breve – media la cosa migliore è utilizzare Careem, una sorta di Heetch dei tempi d’oro per chi ha vissuto a Milano, un taxi low low cost per chi non sa di cosa sto parlando. Per intenderci con Careem facevo mezz’ora di auto a 5 euro, per intenderci ancora meglio a Milano per mezz’ora sto prezzo non lo trovi manco nei film di fantascienza. Io ho preferito Careem ai taxi perchè per quanto puoi conoscere la lingua, per quanto puoi travestirti da local, avrai sempre stampato in fronte la parola “turista” e lo scam è dietro l’angolo. Tra le truffe comuni c’è il tassista che cerca di concordare prima della corsa un prezzo forfettario che sa essere maggiorato rispetto a quello effettivo e, una volta salito sul taxi, non accenderà il tassametro (anche se per legge è obbligatorio). Avoja a litigarci, ti diranno che o è rotto o che per i turisti non lo accendono, perderai la voglia di litigare perchè tanto il prezzo comunque è ragionevole e finirai per essere vittima consapevole della truffa. Ovviamente questa non è una regola ma solo un monito per stare attenti (qui ti racconto di tutte le altre cose a cui devi prestare attenzione). Infine, per le zone più ostiche e remote la scelta può ricadere o sul noleggio di un'auto o sul fare affidamento a viaggi organizzati. Se sei intrepido come me l’autostop può essere un’ ultima spiaggia. In posti come Meknes, in cui non circolano troppi taxi, è abbastanza comune farlo (se sei curioso qua ti racconto di quando ho fatto autostop per vedere delle rovine romane in Marocco).

Autostop a Meknes

Ho dormito ovunque in Marocco e ho scoperto che le stelle non si possono contare tutte

In Marocco, meno mura ci sono attorno e più bello sarà il posto in cui dormire. Mi spiego. Soggiornare in hotel non vale assolutamente la pena, manco se fosse il Burj Al Arab. Dai Riad agli ostelli, ai campeggi, tutte opzioni che permettono di immergersi completamente nella cultura locale. Partiamo dai Riad. I Riad sono costruzioni tipiche marocchine con un giardino interno ( e di solito anche una piscina rinfrescante). I colori che spesso ricordano il mare e la natura hanno un potere straordinariamente rilassante e le decorazioni in stile arabo sono di una bellezza incredibile. A Marrakech il Riad Fabiola è tra i più belli in cui sia stata sia per quanto riguarda il posto di per sé che per il personale che abbraccia totalmente la cultura dell’ospitalità marocchina. E proprio quest’ultima è una delle cose che amo di più e che mi ricorda tanto casa. L’ospitalità in Marocco è sacra e l’ospite viene sempre trattato come uno di famiglia. Non è strano infatti trovare anche sulle piattaforme di viaggio online camere in case vere e proprie, messe a disposizione ad un prezzo bassissimo, per chi ha bisogno di un tetto per la notte. Passiamo poi agli ostelli. Durante una gita a Fes, mi sono ritrovata a prenotare al Sendis Dar hostel, un ostello senza troppe pretese. è stato uno dei soggiorni più magici in assoluto. La proprietaria che ci ha accolti ci ha subito fatti sentire a casa e, tra una chiacchiera e l’altra, ci siamo raccontate le vite e i sogni davanti ad una tazza di tè. Ricordo bene un pensiero che mi è passato per la mente. Il Popolo marocchino, così come quella ragazza, ha l’abilità di trasformare la semplicità della genuinità in qualcosa di straordinario. Infine, come altra opzione c’è il campeggio. Io ho avuto la fortuna di aver campeggiato in tenda sia sulle scogliere di un paese vicino a Essaouira, in cui il suono delle onde era l’ultimo sussurro della notte e la prima melodia del mattino, sia nel deserto del Merzouga che, ancora oggi dopo 4 anni e tanti viaggi, rimane una delle esperienze più belle della mia vita (anche se ho quasi calpestato uno scorpione a piedi nudi). Il vento caldo che mi sfiorava la pelle, sembrava un amante in attesa di dare il primo bacio. Il crepitio del falò che accompagnava le percussioni della musica berbera scandiva il ritmo delle risate e delle chiacchiere. La sabbia calda sotto i piedi e le stelle che affogavano in un cielo così terso da sembrare il riflesso della terra dunosa. Il giorno seguente, l’alba si affacciava timida ma densa di colori, emergendo dietro le dune in lontananza. E chi se ne frega se le guide mi avevano svegliato alle 5 al suono di “yallah yallah wake up people”, tutto sembrava poesia. E di fatto lo è, non c’è nessuna cornice in questa descrizione, solo il quadro di una natura così diversa a quella a cui ero abituata.

Alba nel deserto di Merzouga
Riad

Ho portato mia nonna di quasi ottant’anni in giro per il Marocco

Qualcosa che diamo sempre per scontato è l’accessibilità dei posti per persone che hanno disabilità. Qualche anno fa volevo portare Antonio, il mio amico in carrozzina ad Agadir ma non sono riuscita a convincerlo perché spaventato al pensiero di avere problemi negli spostamenti. Col senno di poi ha fatto bene? “sni”. Sicuramente è vero che molti luoghi sono poco accessibili, a volte addirittura intere città non lo sono. Chefchaouen, con I suoi sali e scendi ne è un esempio, Marrakech con i suoi vicoli stretti pure, Casablanca con le strade non propriamente asfaltate in alcuni punti anche. Ma è qui che viene il bello, qualunque difficoltà tu possa avere, ci sarà sempre qualcuno che cercherà di aiutarti (e non chiederà necessariamente soldi in cambio). L’anno scorso ho deciso di portare mia nonna di 76 anni con problemi di deambulazione in un road trip in Marocco e l’obiettivo era proprio quello di non farle mancare nulla e di farle vivere l’esperienza più completa. E cosÍ abbiamo girato Marrakech in tuk tuk infilandoci tra i vicoli stretti e colorati a bordo di questo mezzo a metà tra una bici ed un carretto; siamo saliti sulle dune nel deserto di Agafay grazie ad un signore che si è offerto di portare nonna sul quad mentre noi procedevamo a piedi; abbiamo visitato Chefchaouen facendo sedere nonna ogni tanto grazie alla gentilezza dei mercanti che ci offrivano delle sedie. Infine, uno dei ricordi più belli che porto con me è quello di Amine, il ragazzo che lavorava nel riad Dar Chefchaouen che da li mi ha aiutata a portare nonna a braccetto fino alla piazza centrale della città, tra salite e discese, chiacchiere, pause. E parlando del più è del meno, di letteratura, di Dan Brown (Amine stava scrivendo una tesi universitaria sul Codice Da Vinci), siamo arrivati a destinazione e ci siamo seduti ad un bar. Nonna rallegrata dalla passeggiata che sembrava impossibile ma che alla fine era stata piacevole, ha preso la mano di Amine e gli ha dato una mazzetta dicendogli di prendere quei soldi come se fosse un suo nipote. Abbiamo dovuto pregare Amine per prenderli. Non era obbligato ad aiutarci, non era obbligato ad iniziare il suo turno in anticipo e a sudare sotto i 45 gradi all’ombra che c’erano quel giorno. Per non offendere nonna che sembrava non smuoversi li ha accettati e ci ha salutate. Dopo 10 minuti è tornato di corsa portando con sé una copia di Origin di Dan Brown che mi ha regalato e per me quello resta il souvenir più bello di tutti. Quindi no il Marocco non è accessibile ovunque ma le persone fanno magie. 

Cena nel deserto di Agafay

Conclusione

E che ti devo di ancora, se non ti sei innamorato già allora ti tocca solo prenotare un viaggio in questa terra incantata, in cui oltre ai luoghi assurdi, la differenza la fanno le persone. Magari evita Luglio e Agosto per visitare Marrakech se non vuoi sbattere a terra dal caldo ma, per il resto, sono sicura che in qualunque periodo andrai, riuscirai a scovare un pezzo di meraviglia che porterai con te per sempre. Beslama!

Ho avuto il mio primo colpo di fulmine in Marocco

La mia prima volta in Marocco è stata una scommessa. il primo viaggio in un paese musulmano, il primo viaggio in Africa e il primo viaggio con un ragazzo che ritenevo essere l’incarnazione del principe Eric di Ariel. Ho passato cinque giorni a Marrakech ingozzandomi gli occhi di meraviglie, vivendo una favola di colori, suoni, odori . Non esagero se dico che appena ho messo piede in questa terra, ho sentito scorrere la poesia nel mio corpo e ho capito di essermi innamorata a prima vista. Purtroppo il mio principe si è trasformato in un viscido ranocchio, ma nonostante ciò è stato uno dei viaggi più belli della mia vita e nelle prossime righe cercherò di farvi osservare, immaginare, assaporare, ciò che ho vissuto io nelle mie varie visite alla perla del Nord Africa.

Moschea di Casablanca

Faccio merenda con 20 centesimi in Marocco

il Marocco per chi proviene dall’occidente risulta essere un paese poco costoso che allo stesso tempo offre un affaccio sul mondo arabo e ricompensa gli esploratori a suon di colori, profumi, sapori ed esperienze mozzafiato. Per intenderci, nella capitale, ho mangiato abbondanti antipasti, un piatto principale, il dolce e l’immancabile tè a poco meno di 10 euro. Per le strade, con venti centesimi, ho fatto merenda per un’estate intera con le msmen o con un euro, mangiavo un panino farcito. Ho fatto un giro sul cammello e cenato nel deserto Agafay tra danze e musiche, alle porte di Marrakech, spendendo circa 20 euro. Se sei adattabile come me è possibile pernottare in una delle città più famose come Marrakech, Casablanca, Chefchaouen, etc.. con soli 8 euro a notte, colazione inclusa. Se non ti ho convinto già così, prosegui la lettura.

Mi perdo nel souk tra una negoziazione e l’altra

Sarà che uno dei miei comfort movie è Sex and City, ma io trovo che i souk siano dei luoghi incantati. i souk del Marocco sono labirinti affascinanti di cultura e commercio. Oltre alle meraviglie visive e olfattive, visitare un souk è il modo migliore per entrare in contatto con le persone locali. il mio preferito è quello di Rabat in quanto, nonostante la regola che predilige il caos, risulta più ordinato rispetto a quello, a mio avviso troppo “costruito per i turisti”, di Marrakech. Dalle 10 del mattino alle 2 di notte circa, il souk è un pullulare di merci, persone e voci e non puoi non essere felice nel comprare qualunque tipo di oggetto, anche quello che non userai ma che hai preso spinta dall’ energia travolgente che vi si respira. La parte più divertente del fare acquisti nei souk è la contrattazione, che è appunto parte integrante della cultura, un vero e proprio pezzo di tradizione. E allora sei li che ti avvicini al bancone delle spezie e il commerciante sorride perchè sei una turista e non tutti i turisti sanno che la negoziazione è d'obbligo, altrimenti rischi di pagare più del doppio del reale valore del prodotto. E proprio lì, avviene la magia. “Bch-hal?“ quanto costa? Chiedo, mentre il mio “khuya”, Fratello, mi fissa con un’espressione che è un misto tra stupore e approvazione. Mentre scruta la sua rivale nei giochi, risponde appunto dicendomi il prezzo al quale, io controbatto con un sonoro “laaaa, bezaf”, “ no è troppo caro” e dunque le danze hanno inizio. Io offro la metà del prezzo, lui poco meno di ciò che mi ha proposto inizialmente e così, in un apparentemente eterno tiro alla fune, tra tira e molla, molla e tira, si arriva a un punto di incontro. Ovviamente tutto ciò non prima che io faccia finta di andare via e venga poi rincorsa dal mio amico venditore. Siamo entrambi felici di ciò che portiamo a casa. Io un bel sacchetto di zafferano e curcuma comprato a prezzo “quasi amico” e non a prezzo “turista”, lui un ricavo maggiore della media e la felicità di aver incontrato una “non locale” che parla la sua lingua.

Souk di Fes

 Mi sono ubriacata di cibo e di Whiskey berbero

Ovviamente il Marocco è un’esplosione di sapori, spezie e colori. Tra insalate super colorate, verdure di ogni tipo (ho mangiato delle carote alla cannella che vi giuro manco Cracco), frutta deliziosa, direi che la cucina marocchina risulta molto salutare, se non fosse per i dolci pieni colmi di miele o i biscotti alla pasta di mandorla, che rispecchiano una golosità diversa dalla nostra, molto più devota al puro sapore dolce. Il cous cous è un piatto che si trova su ogni tavola e che richiede molto lavoro di preparazione in quanto, la sgranatura del semolino, avviene a mani nude quando risulta ancora molto caldo. Se chiedi in giro, le donne marocchine ti mostreranno ben volentieri come cucinarlo perfettamente, cosÍ come è successo a me che mi sono ritrovata a casa di Meryem a seguire tutto il processo di preparazione del piatto. Tra le prelibatezze a me più care ci sono le msmen, una sorta di crepes sfogliate servite o con del formaggio spalmabile o con del miele o con della nocciolata (per accontentare I gusti occidentali) o con dell’ amlou, una miscela di miele, olio di argan e mandorle che amo definire “il nettare degli dei corretto”.  Infine (si fa per dire eh, potrei raccontarti di tanti altri piatti come quando ho mangiato a casa di uno sconosciuto interiora di capra), il famoso tè marocchino. Durante un viaggio alla Paradise Valley, vicino Agadir ( ho anche surfato se te lo stai chiedendo), ho avuto modo di sedermi accanto a Omar e osservare tutto il rito di preparazione, una danza di braccia che versano e rimescolano più e più volte al fine di estrarre tutta la freschezza delle foglioline di tè e di menta che viene poi controbilanciata da una montagna di zucchero alta quanto l’ Everest. Omar, mi spiega poi che in Marocco il tè lo si beve dalle 20 alle 30 volte al giorno ( anche d’estate) ed è chiamato letteralmente “Whiskey Berbero”. La cerimonia di preparazione si conclude con Omar che versa la bevanda, alzando la teiera sempre più in alto e riversandola per tre volte nell’utensile di metallo affinchè il gusto acquisti ancora più corposità ( e guai ad usare un cucchiaino, potrebbe rovinare tutto il lavoro fatto). E io lo guardo con occhi spalancati perché è tutto cosÍ semplice ma allo stesso tempo incredibilmente perfetto.

Pranzo a Rabat

In Marocco ho visto per la prima volta un treno senza porte

Devo ammetterlo, quando mi sono trasferita in Marocco l’anno scorso, avevo qualche timore sui mezzi di trasporto ma devo dire che, facendo il paragone con Monaco, città in cui vivo ora, pagherei oro per avere la linea di treni di Rabat. Fondamentalmente ci si può spostare in treno, in autobus o in taxi, a seconda di dove si vuole andare. Lungo la costa, da Casablanca a Tetouan e dal nord fino a Marrakech, Fes o Meknes, il treno è la soluzione migliore. Per qualche strana ragione, oltre queste città la linea ferroviaria si ferma per cui, per raggiungere Essaouira ( e ti racconto pure di quando ho campeggiato li sulle scogliere) o Agadir, la soluzione migliore e più economica è prendere un autobus che in circa 8 ore ti porta a destinazione. E ti assicuro che ne vale assolutamente la pena, non solo per la meta ma per il viaggio di per sé. Prendendo il bus durante la notte ho avuto modo di guardare uno dei cieli più assurdi della mia vita in cui pareva che qualcuno avesse deciso di spruzzare tutte le stelle della galassia esattamente li. Tornando al discorso treni, beh questi sono un po una roulette russa nel senso che tanto ti può capitare il treno super nuovo e tecnologico, pregno dei soldi che il governo ha stanziato per migliorare le linee ferroviarie, tanto il treno old fashion, senza porte, né posti, ne aria condizionata ( e la sauna è in omaggio). Per gli spostamenti di tratta breve – media la cosa migliore è utilizzare Careem, una sorta di Heetch dei tempi d’oro per chi ha vissuto a Milano, un taxi low low cost per chi non sa di cosa sto parlando. Per intenderci con Careem facevo mezz’ora di auto a 5 euro, per intenderci ancora meglio a Milano per mezz’ora sto prezzo non lo trovi manco nei film di fantascienza. Io ho preferito Careem ai taxi perchè per quanto puoi conoscere la lingua, per quanto puoi travestirti da local, avrai sempre stampato in fronte la parola “turista” e lo scam è dietro l’angolo. Tra le truffe comuni c’è il tassista che cerca di concordare prima della corsa un prezzo forfettario che sa essere maggiorato rispetto a quello effettivo e, una volta salito sul taxi, non accenderà il tassametro (anche se per legge è obbligatorio). Avoja a litigarci, ti diranno che o è rotto o che per i turisti non lo accendono, perderai la voglia di litigare perchè tanto il prezzo comunque è ragionevole e finirai per essere vittima consapevole della truffa. Ovviamente questa non è una regola ma solo un monito per stare attenti (qui ti racconto di tutte le altre cose a cui devi prestare attenzione). Infine, per le zone più ostiche e remote la scelta può ricadere o sul noleggio di un'auto o sul fare affidamento a viaggi organizzati. Se sei intrepido come me l’autostop può essere un’ ultima spiaggia. In posti come Meknes, in cui non circolano troppi taxi, è abbastanza comune farlo (se sei curioso qua ti racconto di quando ho fatto autostop per vedere delle rovine romane in Marocco).

Autostop a Meknes

Ho dormito ovunque in Marocco e ho scoperto che le stelle non si possono contare tutte

In Marocco, meno mura ci sono attorno e più bello sarà il posto in cui dormire. Mi spiego. Soggiornare in hotel non vale assolutamente la pena, manco se fosse il Burj Al Arab. Dai Riad agli ostelli, ai campeggi, tutte opzioni che permettono di immergersi completamente nella cultura locale. Partiamo dai Riad. I Riad sono costruzioni tipiche marocchine con un giardino interno ( e di solito anche una piscina rinfrescante). I colori che spesso ricordano il mare e la natura hanno un potere straordinariamente rilassante e le decorazioni in stile arabo sono di una bellezza incredibile. A Marrakech il Riad Fabiola è tra i più belli in cui sia stata sia per quanto riguarda il posto di per sé che per il personale che abbraccia totalmente la cultura dell’ospitalità marocchina. E proprio quest’ultima è una delle cose che amo di più e che mi ricorda tanto casa. L’ospitalità in Marocco è sacra e l’ospite viene sempre trattato come uno di famiglia. Non è strano infatti trovare anche sulle piattaforme di viaggio online camere in case vere e proprie, messe a disposizione ad un prezzo bassissimo, per chi ha bisogno di un tetto per la notte. Passiamo poi agli ostelli. Durante una gita a Fes, mi sono ritrovata a prenotare al Sendis Dar hostel, un ostello senza troppe pretese. è stato uno dei soggiorni più magici in assoluto. La proprietaria che ci ha accolti ci ha subito fatti sentire a casa e, tra una chiacchiera e l’altra, ci siamo raccontate le vite e i sogni davanti ad una tazza di tè. Ricordo bene un pensiero che mi è passato per la mente. Il Popolo marocchino, così come quella ragazza, ha l’abilità di trasformare la semplicità della genuinità in qualcosa di straordinario. Infine, come altra opzione c’è il campeggio. Io ho avuto la fortuna di aver campeggiato in tenda sia sulle scogliere di un paese vicino a Essaouira, in cui il suono delle onde era l’ultimo sussurro della notte e la prima melodia del mattino, sia nel deserto del Merzouga che, ancora oggi dopo 4 anni e tanti viaggi, rimane una delle esperienze più belle della mia vita (anche se ho quasi calpestato uno scorpione a piedi nudi). Il vento caldo che mi sfiorava la pelle, sembrava un amante in attesa di dare il primo bacio. Il crepitio del falò che accompagnava le percussioni della musica berbera scandiva il ritmo delle risate e delle chiacchiere. La sabbia calda sotto i piedi e le stelle che affogavano in un cielo così terso da sembrare il riflesso della terra dunosa. Il giorno seguente, l’alba si affacciava timida ma densa di colori, emergendo dietro le dune in lontananza. E chi se ne frega se le guide mi avevano svegliato alle 5 al suono di “yallah yallah wake up people”, tutto sembrava poesia. E di fatto lo è, non c’è nessuna cornice in questa descrizione, solo il quadro di una natura così diversa a quella a cui ero abituata.

Alba nel deserto di Merzouga
Riad

Ho portato mia nonna di quasi ottant’anni in giro per il Marocco

Qualcosa che diamo sempre per scontato è l’accessibilità dei posti per persone che hanno disabilità. Qualche anno fa volevo portare Antonio, il mio amico in carrozzina ad Agadir ma non sono riuscita a convincerlo perché spaventato al pensiero di avere problemi negli spostamenti. Col senno di poi ha fatto bene? “sni”. Sicuramente è vero che molti luoghi sono poco accessibili, a volte addirittura intere città non lo sono. Chefchaouen, con I suoi sali e scendi ne è un esempio, Marrakech con i suoi vicoli stretti pure, Casablanca con le strade non propriamente asfaltate in alcuni punti anche. Ma è qui che viene il bello, qualunque difficoltà tu possa avere, ci sarà sempre qualcuno che cercherà di aiutarti (e non chiederà necessariamente soldi in cambio). L’anno scorso ho deciso di portare mia nonna di 76 anni con problemi di deambulazione in un road trip in Marocco e l’obiettivo era proprio quello di non farle mancare nulla e di farle vivere l’esperienza più completa. E cosÍ abbiamo girato Marrakech in tuk tuk infilandoci tra i vicoli stretti e colorati a bordo di questo mezzo a metà tra una bici ed un carretto; siamo saliti sulle dune nel deserto di Agafay grazie ad un signore che si è offerto di portare nonna sul quad mentre noi procedevamo a piedi; abbiamo visitato Chefchaouen facendo sedere nonna ogni tanto grazie alla gentilezza dei mercanti che ci offrivano delle sedie. Infine, uno dei ricordi più belli che porto con me è quello di Amine, il ragazzo che lavorava nel riad Dar Chefchaouen che da li mi ha aiutata a portare nonna a braccetto fino alla piazza centrale della città, tra salite e discese, chiacchiere, pause. E parlando del più è del meno, di letteratura, di Dan Brown (Amine stava scrivendo una tesi universitaria sul Codice Da Vinci), siamo arrivati a destinazione e ci siamo seduti ad un bar. Nonna rallegrata dalla passeggiata che sembrava impossibile ma che alla fine era stata piacevole, ha preso la mano di Amine e gli ha dato una mazzetta dicendogli di prendere quei soldi come se fosse un suo nipote. Abbiamo dovuto pregare Amine per prenderli. Non era obbligato ad aiutarci, non era obbligato ad iniziare il suo turno in anticipo e a sudare sotto i 45 gradi all’ombra che c’erano quel giorno. Per non offendere nonna che sembrava non smuoversi li ha accettati e ci ha salutate. Dopo 10 minuti è tornato di corsa portando con sé una copia di Origin di Dan Brown che mi ha regalato e per me quello resta il souvenir più bello di tutti. Quindi no il Marocco non è accessibile ovunque ma le persone fanno magie. 

Cena nel deserto di Agafay

Conclusione

E che ti devo di ancora, se non ti sei innamorato già allora ti tocca solo prenotare un viaggio in questa terra incantata, in cui oltre ai luoghi assurdi, la differenza la fanno le persone. Magari evita Luglio e Agosto per visitare Marrakech se non vuoi sbattere a terra dal caldo ma, per il resto, sono sicura che in qualunque periodo andrai, riuscirai a scovare un pezzo di meraviglia che porterai con te per sempre. Beslama!

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